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Laboratorio analisi chiuso ad Anzio, ma non c’è il bando per il trasporto

Mentre ancora continua il dibattito sulla chiusura e la limitazione delle funzioni dei laboratori analisi ad Anzio ed in tutta la regione Lazio vengono sollevati una serie di problemi pratici enormi.

Mentre ancora continua il dibattito sulla chiusura e la limitazione delle funzioni dei laboratori analisi ad Anzio ed in tutta la regione Lazio vengono sollevati una serie di problemi pratici enormi. E’ ad esempio opinione diffusa tra i medici di Latina che sia “impossibile” fare le analisi per il Litorale di Anzio e Nettuno. Non ci sono i locali, non c’è il personale e non ci sono i soldi per il trasporto delle fialette oltre al fatto che i sistemi informatici di Anzio e di Latina, che sono diversi (Anzio e Nettuno sono collegate ai Castelli) non dialogano e sistemare questo problema non è da poco conto poiché andrebbe installato un doppio sistema operativo sui computer obsoleti della Asl Roma 6. Il trasporto poi, non è questione di secondo piano. Già oggi, spostando pochissimi campioni, ci sono ritardi e disagi che mettono in allarme gli operatori, consci dei disagi che si potrebbero creare sui grandi numeri visto il fatto che l’ordinario è già di difficile gestione. La Asl ha previsto un bando regionale che non è stato neanche abbozzato. Si dovrebbe quindi cominciare con un bando per ogni Provincia. mentre, tuttavia, alcune province sono pronte anche a sostenere i costi del servizio, altre non possono. E’ il caso di Latina che ha fatto chiaramente capire di non avere le risorse e che i costi resteranno in capo all’Azienda sanitaria. Tra le ipotesi il rinnovo alla ditta attuale, che ha solo due auto a disposizione. Non solo. La comunicazione del Dirigente Narciso Mostarda, che voleva rassicurare tutti, ha invece urtato la sensibilità di molti, soprattutto quando sostiene che i nuovi laboratori saranno più efficienti, dimostrando scarsa sensibilità per gli operatori che lavorano in condizioni spesso precarie per contratti inadeguati) con turni estremi e mezzi di lavoro carenti per manchevolezze gestionali e non certo professionali. “E’ facile – hanno commentato alcuni dipendenti – non fornire locale adeguati, passare macchinari obsoleti, non investire mai sul rinnovamento delle tecnologie  e ridurre il personale all’osso e poi dire che se si fa tutto nuovo il servizio migliora. Complimenti per l’analisi e la valutazione dei fatti”. E mentre arrivano rassicurazioni che hanno il sapore amaro dello zuccherino rispetto al dover ingoiare nuovi e drammatici tagli, è convinzione comune tra gli operatori che, ancora una volta, il cittadino venga letteralmente invitato a rivolgersi alla sanità privata per ottenere un servizio dignitoso. E il fatto che la protesta non sia ancora più eclatante e manifesta è dovuta al fatto che la gran parte del personale coinvolto in questa contestazione (parte del quale potrebbe essere spostato nelle nuove sedi dei laboratori) è precario e teme che esporsi, dopo anni di lavoro senza alcuna garanzia, possa avere delle conseguenze di non poco conto.