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Alla Loi una targa per la professoressa Tantini, il ritratto commosso della figlia

Lunedì 11 dicembre alle 8, nel cortile dell'Istituto Emanuela Loi di Nettuno, si terrà alla presenza degli alunni, dei docenti e del personale Ata,

La professoressa Isabella Tantini

Lunedì 11 dicembre alle 8, nel cortile dell’Istituto Emanuela Loi di Nettuno, si terrà alla presenza degli alunni, dei docenti e del personale Ata, un ricordo della professoressa Isabella Tantini. E’ prevista la presenza dei familiari della professore e della Dirigente scolastica. Seguirà la cerimonia di affissione della targa per l’intitolazione alla professoressa Tantini del Laboratorio multimediale al piano terra dell’Istituto, a cui prenderà parte il Comitato studentesco, il Consiglio d’Istituto e i familiari.

La decisione di ricordare la professoressa Tantini nasce dall’iniziativa dei suoi studenti che tanto l’hanno apprezzata in vita. Un amore ricambiato, poiché l’insegnamento era una vera missione per l’insegnante di Francese scomparsa all’improvviso lo scorso anno.

Nelle parole della figlia Domitilla, il ritratto di una donna che ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore dei suoi familiari e di chi l’ha conosciuta e vista al lavoro…

“Silenzio in tutta la casa, tranne il sibilo della pentola sul fuoco, compiti in classe sul tavolo della cucina, penna rossa, penna blu, occhiali da vista calati sul naso, testa bassa per leggere meglio. Così trovavo mia madre, la professoressa Isabella Tantini, quando rientravo a casa. E l’ho sempre vista così, fin da piccola. Sempre intenta a leggere, fare le programmazioni, preparare la lezione, borbottare alla vista degli errori banali dei suoi alunni, e gioire all’inverosimile dei progressi degli stessi.

La scuola era la vita di mia madre. I suoi alunni erano tutti un po’ figli suoi, lei era partecipe delle loro vite, al di là delle ore di lezione. Amava insegnare, amava trasferirgli la passione dello studio, la forza di volontà di perseguire un sogno, di apprendere per poi essere liberi nella vita. Liberi di fare il lavoro che gli piaceva, liberi di pensare con la propria testa, di essere critici, istruiti. Non le interessava cosa avrebbero fatto da “Grandi”, i suoi ragazzi dovevano avere gli strumenti per scegliere cosa più gli piaceva, dovevano conoscere le materie oggetto di studio, impegnarsi al massimo secondo le loro capacità perché lì fuori, nel mondo del lavoro, nessuno avrebbe mostrato clemenza verso chi fosse stato privo di determinazione, voglia di migliorare, di crescere professionalmente.

Ha insegnato per tutta la sua vita, sapeva solo insegnare ci diceva, la sua amata lingua francese, la seconda lingua parlata in Europa, una lingua parlata in 51 paesi del Mondo. Era fiera della materia che insegnava, e spronava i suoi ragazzi all’apprendimento della sua lingua e anche delle altre perché credeva nell’importanza di poter comunicare con persone di nazionalità diverse, credeva che il Mondo fosse di chi conosceva e riusciva meglio ad inserirsi nelle realtà lavorative della globalizzazione.

A tutti i suoi alunni ancora oggi avrebbe detto: studiate, studiate, studiate, leggete tutto ciò che vi interessa, che vi incuriosisce, che vi fa venire voglia di approfondire le ricerche, di capire, di comprendere. Avrebbe detto di comprare tanti libri, di qualsiasi genere, perché la lettura fa vivere in un’altra realtà, magari alla corte del Re Sole, o all’interno di una Piramide. Ed a me piace pensare proprio così che adesso la professoressa Tantini sia immersa in chissà quale avventura di uno dei tanti romanzi che ha amato.  E nello sfogliare una pagina dopo l’altra osservi con serenità ciò che accade quaggiù, nella sua scuola, fuori nell’androne, tra i corridoi, nelle sue classi, tra i banchi della prima e dell’ultima fila.

Alla vista di una targa con inciso il suo nome, apposta ad un’aula della sua amata scuola, sicuramente avrebbe riso tanto e detto: “Mais ce n’est pas possible!!!!Vous etes complètement fous!!!”, tradotto “Ma non è possibile!!! Siete completamente pazzi!!!”. Ed in cuor suo sarebbe stata fiera, orgogliosa di avere la riconoscenza del lavoro svolto. Fiera soprattutto di avere la stima e l’affetto dei suoi colleghi, di tutto il personale dell’ITC Emanuela Loi, e dei suoi “Ragazzi”, che fino all’ultimo ha voluto avere vicino a sé”.