Sulla squalifica per quasi 4 anni di un calciatore minorenne di Anzio il Sindaco di Anzio Luciano Bruschini dice la sua: “Le Istituzioni devono reprimere oppure educare? Togliere ad un ragazzo, cresciuto senza entrambi i genitori, anche la famiglia sportiva ritengo sia socialmente e culturalmente sbagliato”.
“Le istituzioni scolastiche, sportive e sociali devono reprimere oppure educare i nostri ragazzi? Come il calciatore anziate diciassettenne, purtroppo – sottolinea il Primo cittadino – ho avuto la sfortuna di crescere senza entrambi i genitori e posso comprendere le difficoltà ed i disagi di questo ragazzo, in passato supportato dai nostri servizi sociali e poi accolto, gratuitamente, all’interno della polisportiva che, insieme a quella dei parenti materni e degli amici, è diventata la sua nuova famiglia. Nel percorso con i nostri servizi sociali il ragazzo ha sempre avuto un comportamento esemplare, così come dalla scuola non ci sono mai giunte segnalazioni negative. Il calciatore, che risulta a tutti gli effetti un bravo giovane, ha commesso un atto sbagliato, diseducativo al massimo, rispetto al quale è doveroso esprimere la vicinanza e tutta la solidarietà alla giovane arbitro che, purtroppo, si è trovata a subire il folle gesto, che non è mia intenzione sminuire ma evidenziare nella sua gravità”.
“Allo stesso tempo, dopo il dolore atroce di essere cresciuto senza i genitori – continua il Sindaco Bruschini – togliere a questo ragazzo, per quasi quattro anni, anche la famiglia calcistica che lo ha “adottato”, ritengo sia un atto socialmente e culturalmente sbagliato. Domandiamoci anche quale percorso di vita potrà fare questo giovane se, dopo la famiglia d’origine, perderà anche la sua famiglia sportiva, la sua squadra, gli amici ed il contesto sociale del quale si sente parte… Confido nella Lega Dilettanti, nel buon senso della Federazione e soprattutto nella maturità della giovane Arbitro di Aprilia che, insieme al ragazzo, avrei il piacere di incontrare, affinché avvenga quel passaggio educativo che non può essere limitato ai 4 anni di repressione e squalifica, dalla vita familiare, sociale e poi sportiva, del giovane anziate”.