“Non siamo pazzi, siamo testardi. Marinedì crede in un progetto tutt’ora valido: il porto di Anzio è una eccellente operazione”. Queste le parole di Renato Marconi, amministratore unico del gruppo Marinedì, che fino al 2019 ha supportato la Capo d’Anzio Spa.
Proprio quell’anno il Comune rigettò le annotazioni di Marinedì sui debiti della partecipata.
“Nel 2019 iniziò il falso in bilancio – spiega Marconi – gli amministratori ritenevano di poter eludere le leggi vigente che imponevano la vendita della partecipazione pubblica in perdita”.
(Il processo sul falso in bilancio, lo ricordiamo, si è concluso con l’assoluzione di tutti i coinvolti ndr).
Ad oggi – chiediamo – cosa ne sarà della concessione?
“In passato si sono già vissute situazioni analoghe. Siccome la concessione è l’unico asset di valore della Capo d’Anzio, oggi in liquidazione, è fondamentale proteggerla. Per questo bisogna valutare una continuità aziendale e affidare il ramo d’azienda oppure fare una gara per la vendita della partecipazione”.
Facile immaginare che Marinedì sia pronta a partecipare alla gara…
“Assolutamente sì. Se la Capo d’Anzio a partire dal 2019 avesse continuato a lavorare con noi, oggi il porto turistico di Anzio sarebbe già realizzato”.
Ora ci sono due scenari per il gruppo: viene accettata la concessione temporanea per Marinedì o questa vince la gara. Il progetto è ancora valido?
“Il progetto è stato approvato. È tutt’ora valido ed economicamente è fattibile. Bisogna partire con la seconda fase: l’ampliamento del porto esistente”.
Qual è il progetto a lungo termine per Marinedì, per il porto di Anzio e per i suoi dipendenti?
“I dipendenti vennero assunti con due bandi, selezionati e sono tutt’ora persone validissime laddove motivate e dirette nella giusta maniera. Non possono essere lasciati allo sbando, hanno bisogno di una struttura che li motivi nel proprio lavoro”.
L’articolo pubblicato dal Clandestino in cui si annuncia che il gruppo è pronto a farsi carico della gestione è molto preciso. Marinedi ha scritto alle istituzioni ed altri enti nel territorio mettendosi a disposizione. Pensa che ci sia la volontà di continuare il rapporto con Marinedì?
“Non pretendo di essere simpatico a tutti, ma bisogna lavorare tutti insieme nell’interesse del porto e dell’economia della città. Un porto abbandonato e lasciato allo sbando è esattamente quello che vogliono alcune persone che giovano da un certo immobilismo stagnante. La nostra proposta è stata inoltrata, oltre che agli organi di civile amministrazione, anche a organi di polizia. Qualcuno spera di ritornare al porto delle nebbie, noi vogliamo un porto trasparente e nel pieno della legalità”.
Adesso quanto vale il porto di Anzio?
“Questo si scoprirà in una possibile gara per l’affidamento della concessione. Quello che succede nei casi di fallimento delle società: si vendono gli asset per soddisfare i creditori. Marinedì è pronta ad investire su Anzio. I curatori sono persone di alto livello, molto competenti in materia fallimentare e stanno cercando di salvare il salvabile”.