“Chiediamo, con estrema urgenza, alla commissione straordinaria e all’amministratore della Capo d’Anzio di farsi parte attiva con i legali nominati, affinché all’udienza di oggi, 18 giugno, che prevede la trattazione della liquidazione della società si possa ottenere un breve rinvio”.
A dirlo è Aurelio Lo Fazio, della direzione regionale del Pd, a fronte della richiesta del socio privato Marinedì spa di liquidare la società che doveva costruire e gestire il porto. Deve essere percorsa una via d’uscita per salvare l’unico patrimonio della Capo d’Anzio che è rappresentato, ormai e purtroppo, dalla sola dalla concessione. Regione Lazio, Comune e società hanno atteso fin troppo per sedersi intorno a un tavolo e trovare una soluzione che salvaguardasse un bene pubblico di primaria importanza”.
Rispetto alla società prossima al fallimento, Lo Fazio aggiunge: “Non può essere solo un segno negativo sul bilancio o semplicemente portare i libri in tribunale, questo poteva accadere anche prima visto che da anni si trascina una situazione di default. Dietro c’è tanto altro – dice – dalla sciatteria della politica di centro-destra che ha gestito la società, alla negligenza della classe dirigente che si è susseguita nei consigli di amministrazione, fino alla cinicità degli ultimi amministratori che hanno messo in campo tutti gli strumenti per chiudere la Capo d’Anzio. Era forse questo il mandato?
Andiamo però con ordine, per anni la Regione Lazio, dal 2011 ha dato la concessione alla società, non ha riscosso i canoni dovuti e fornendo comunque il servizio di escavo del canale di entrata del porto di Anzio unicamente per pubblica utilità tale servizio non è stato mai rimborsato dalla Capo d’Anzio.
Oltre ciò quello che veramente non si comprende per quali ragioni non sono state messo in campo tutte le azioni, obbligatorie, atte a sistemare la situazione, prima di approvare bilanci che sono propedeutici al fallimento”.
“Per quali ragioni non è stata posta in essere la riscossione degli inevasi? Per quale ragione non si è proceduto alla mancata contrattualizzazione ai sensi dell’articolo 45 bis del codice della navigazione degli ex concessionari le cui aree erano state consegnate alla Capo d’Anzio nel 2011 e che avrebbero garantito risorse? Quali sono le ragioni per cui canoni che sarebbero dovuti entrare alla Capo d’Anzio sono andati al Comune, creando confusione amministrativa e soprattutto contabile? In tutto questo marasma ci chiediamo dov’era il Comune in quanto socio di maggioranza e controllore? O l’input era quello di continuare nel caos che ci troviamo di fronte, con un bilancio poco veritiero della Capo d’Anzio e somme erroneamente incassate dal Comune e mai richieste dalla società?
In tutto questo, senza una ricognizione delle aree demaniali, siamo certi che il Comune possa espletare le gare per le spiagge senza alcun giustificato ricorso amministrativo o esposto alla Corte dei Conti? Chi ha amministrato la città per 25 anni si vantava di un modello di amministrazione, cosa evidentemente non vera se siamo arrivati a questo punto. Ribadiamo che è urgente intervenire per trovare una soluzione che salvaguardi la concessione demaniale e dia alla Capo d’Anzio una gestione reale ed efficace per la gestione del bacino esistente (la garanzia dell’escavo per la sicurezza della navigazione in primo luogo della flotta peschereccia) un minimo di lavori di ammodernamento. Il mega porto che la destra ha sbandierato fino all’ultima campagna elettorale, è fallito da un pezzo”.