E’ Aurelio Lo Fazio della direzione regionale del Pd a dire la sua sulle condizioni dell’Ospedale di Anzio e Nettuno che, per l’ennesimo anno, si prepara ad affrontare la stagione estiva nel disagio assoluto di una carenza di personale clamorosa, con l’accorpamento di servizi a fronte della triplicazione della popolazione residente, e sempre in attesa di servizi dismessi e mai più riattivati, nonostante i mille impegni e le tante promesse non mantenute.
Le criticità dell’Ospedale sono note – chiediamo – e nonostante lo sforzo e l’impegno del personale si vivono situazioni non semplici, quali sono le urgenze su cui si dovrebbe intervenire?
“Nello scorso mese di marzo – risponde Lo Fazio – si è tenuta presso il Nosocomio Anziate una Assemblea dei Lavoratori indetta dalla RSU Aziendale nella quale si sono evidenziate le reali condizioni lavorative nel nostro ospedale di Anzio attraverso la voce dei lavoratori. Persone che chiedono rispetto, dignità lavorativa e benessere organizzativo al fine di ottimizzare e migliorare il servizio da offrire ai cittadini.
Purtroppo per sopperire alla atavica carenza di organico la direzione dell’Asl Roma 6 continua soltanto a richiedere responsabilità e disponibilità (sacrificio) ai dipendenti dell’ospedale. Tale carenza sembra destinata a rimanere tale e si aggraverà maggiormente durante il periodo estivo a seguito del triplicare della popolazione (attualmente 120.000 residenti soltanto dei comuni di Anzio e Nettuno non contando residenti e turisti dei comuni di Ardea e Pomezia) e della contestuale fruizione delle ferie estive del personale sanitario”.
Purtroppo da anni, a fronte di una situazione ben nota la Asl non solo non invia rinforzi stagionali, ma di fatto diminuisce i servizi…
“Si paventa per tale situazione – spiega Aurelio Lo Fazio – la possibilità di accorpamento di reparti e/ o riduzione dei posti letto per la ricollocazione momentanea degli infermieri e OSS al fine di riuscire a malapena a garantire i livelli minimi assistenziali. A fronte di quanto sopra si assiste, all’avvio dei percorsi di umanizzazione delle cure, che per nobiltà concettuale sarebbe fantastico se non fosse che sia legato al fattore tempo, indispensabile per qualsiasi intervento assistenziale inerente il trattamento delle cure e il sostegno psico- sociale. Fattore tempo che l’operatore sanitario non ha a disposizione, in quanto deve sopperire alle carenze organiche ed organizzative per fornire assistenza sanitaria accettabile. Colpisce leggere sul portale della Asl Roma6 la riflessione profonda del Commissario e del Direttore Sanitario della Asl Roma 6 inerente la prossima apertura del punto nascita presso l’Ospedale di Velletri, riguardo “…l’importanza di restituire un ospedale in piena funzione ad un territorio che ne necessita fortemente…”, probabilmente per la Asl 6 e l’Assessorato alla Regione Lazio gli altri territori costituendi la vastità della Asl Roma 6 non ne hanno bisogno e nella fattispecie il litorale”.
Da anni la Asl annuncia i concorsi per l’assunzione di pediatri per la riapertura del punto nascite, promesse rimaste sulla carta…
“Si legge che la riapertura ai Castelli…. “restituisce all’ Ospedale Colombo di Velletri quella rilevanza sul territorio quale punto di riferimento di eccellenza…”, ma l’eccellenza non doveva essere garantita dal Nuovo Ospedale dei Castelli? E sempre sullo stesso comunicato “… il punto nascita si inserisce all’interno di un più vasto piano di ristrutturazione, in contrasto con quanto aveva autorizzato il Ministero della sanità, ammodernamento ed efficientamento dei reparti utile a ridare all’Ospedale Colombo quella centralità nel servizio sanitario offerto che, negli anni, aveva perso a causa del progressivo depauperamento…”. Togliere servizi in questo caso all’ospedale di Anzio/Nettuno, ad esempio il punto nascita come già autorizzato dal Ministero della sanità, per collocarli alla struttura sanitaria di Velletri significa discriminare il litorale sud dell’Area Metropolitana ed innescare “una guerra dei poveri relativa ai servizi sanitari “. Probabilmente si vuole trasformare L’ospedale di Anzio/Nettuno “un ospedale di serie B” meno appetibile per la popolazione, per gli operatori sanitari che vogliono trovare soddisfazione professionale e demotivante per quelli presenti”.
Tanti impegni a parole ma pochi fatti per l’Ospedale di Anzio e Nettuno…
“Quello che si fa fatica a capire – conclude Lo Fazio – e che durante la campagna elettorale per il rinnovo della Regione Lazio i rappresentanti locali del Centrodestra ed i loro candidati, oggi eletti e con importanti responsabilità in Giunta e Consiglio hanno dichiarato intangibilità degli attuali servizi sanitari ed il loro rafforzamento dell’Ospedale di Anzio e Nettuno ma probabilmente incassata la vittoria elettorale hanno sposato unicamente la causa del rafforzamento della sanità privata. Per rendere un Servizio Sanitario Regionale e Nazionale occorre mettere più risorse per la Sanità Pubblica e nulla toglie di mettere solo successivamente risorse a quella privata”.