Home Notizie Anzio Mense contestate ad Anzio: le famiglie possono portare il pasto da casa

Mense contestate ad Anzio: le famiglie possono portare il pasto da casa

E’ Valentina Nasoni, madre di 4 figli, di cui due iscritti a scuola all’istituto comprensivo di Anzio I, a raccontarci la sua battaglia e quella di un’altra mamma, per annullare il contratto con il servizio mensa a scuola e portare il pasto da casa.
Un diritto, quello dell’autorefezione, lo precisiamo subito, che tutte le famiglie hanno. 
“La mia battaglia – ci spiega Valentina Nasoni – nasce dal fatto che entrambi i miei figli non mangiavano il cibo della scuola. Non lo trovavano buono e spesso restavano per tutto il tempo pieno senza mangiare o mangiando solo un panino da 30 grammi. Mio figlio è tornato a casa infinite volte dicendo che aveva mal di testa e a seguito di controlli medici è e mersa una glicemia anomala. Subito mi sono interfacciata con la scuola per preparargli io dei pasti equilibrati (grazie ai quali la situazione è rientrata) ma la Dirigente non ha accettato di incontrami e mi sono interfacciata con una responsabile del plesso che mi ha detto che non era possibile portare i pasti da casa.
Ma questo – sottolinea – non è la verità. Nonostante la mia sia una famiglia monoreddito ho deciso di rivolgermi ad un avvocato, insieme ad un’altra mamma, e sostenere la spesa, per me ingente, per far valere quello che è un diritto mio e di tutte le famiglie: l’autorefezione. Mi rammarico del fatto di aver dovuto sostenere una spesa enorme per vedermi riconosciuto un diritto quando sarebbe dovuto bastare il buon senso e la disponibilità al dialogo della scuola che invece mi ha risposto solo di fronte ad una richiesta avanzata con un legale.
Nessuna scuola può imporre il cibo delle mense e non solo se ci sono problemi medici. Io non sono una persona fissata – sottolinea – i miei figli hanno fatto le elementari a Nettuno e il servizio mensa nel comune vicino è ben diverso da quello di Anzio, non ho mai avuto problemi. Ad Anzio il problema è nel servizio e prima di andare da un legale, ci tengo a sottolinearlo, abbiamo cercato un confronto con la scuola e con il comune ma non è cambiato nulla: non è cambiato il menù che non piace praticamente a nessuno e che porta ogni giorno ad uno spreco terribile e a buttare tantissimo cibo, e non sono cambiate le posate usa e getta che si rompono e sono pericolose. Hanno fatto solo finta di ascoltare le lamentele delle mamme, ma il servizio contestato ad inizio anno è rimasto invariato.
Grazie all’avvocato – ha aggiunto Valentina Nasoni – la scuola, dopo il diniego, ha subito riconosciuto il mio diritto di mandare i bambini a scuola con i pasti realizzati a casa. I bambini mangiano in mensa le loro cose, insieme agli altri. Lo stesso vale per i bambini di un’altra mamma che ha seguito il mio stesso percorso. Ed è un diritto di tutti. Sono stata anche invitata a cambiare scuola ai miei figli – ha concluso la mamma – ma non l’ho fatto perché le maestre della scuola Saragat sono bravissime e umane e i miei figli si trovano benissimo”.
Ad entrare nel dettaglio l’avvocato di Valentina Nasoni Giorgio Vecchione.
“A seguito della mia azione – ha detto il legale – la Dirigente della scuola, come è in suo diritto, ha emesso una Circolare interna dicendo che non sarebbero state ammesse altre autorizzazioni fino a che la scuola non avesse adottato un Regolamento interno. Ma la scuola ha il dovere, alla luce delle tante istanze delle famiglie di Anzio, di adottare questo Regolamento immediatamente per permettere a tutti coloro che lo desiderano e che non sono contente del servizio mensa attuale, di auto determinarsi. Tra l’altro i regolamenti di questo settore, che ho contribuito a realizzare, sono già pronti e disponibili all’adozione immediata per tutte le scuole.
La scuola di Anzio, come tutte le altre, sa benissimo che l’iter per il regolamento deve essere rapido per non violare i diritti delle famiglie: a questo proposito voglio sottolineare che ci sono già oltre 50 sentenze del Tar, soprattutto Tar del Lazio, in cui si chiarisce che le scuole devono, non possono, ma devono, consentire alle famiglie l’autorefezione.
Purtroppo molte scuole fanno resistenza a questa situazione ma non ci sono i titoli per negare un diritto. Tra l’altro – sottolinea l’avvocato Vecchione – i ragazzi che portano il pasto da casa devono stare in mensa insieme agli altri. La mensa è un segmento del percorso educativo, durante il quale non si può né si deve ledere il diritto all’inclusione”.