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La replica dell’Agraria: “L’Ente è in salute, Conte non sa di che parla”

L’Università Agraria di Nettuno, in seguito a quanto apparso in questi ultimi giorni sulle testate giornalistiche locali, intende contestare fermamente le ingiuste, infondate ed infamanti affermazioni esposte su richiesta del consigliere Carlo Conte rilevando quanto segue:
“Tralasciando per ora i profili penalistici di quanto affermato e verso i quali ci si riserva ogni opportuna azione, pare quanto meno risibile che un componente del consiglio di amministrazione non abbia contezza neanche della natura giuridica dell’Ente di cui fa parte per sua libera iniziativa.
L’Università Agraria di Nettuno NON E’ più un Ente pubblico per espressa previsione normativa contenuta nei primi articoli della ormai nota Legge 168/2017 e lo statuto è stato oggetto di rivisitazione, in adeguamento alla medesima legge, nel gennaio 2022, quando il consigliere Conte compariva all’assemblea degli utenti come semplice utente. Da allora, l’Università Agraria di Nettuno è una fondazione di diritto privato, subordinata, quanto alla sua natura giuridica alle semplici regole del codice civile.
Come per ogni consiglio di amministrazione di enti privati, i suoi componenti non sono espressione di alcun orientamento politico, ma vocati all’unica funzione di amministrare con coscienza e buna fede un ente secolare titolare, per la collettività nettunese, di diritti antichi e risalenti, addirittura, al 1859. Non ci sono consiglieri di maggioranza né di minoranza, ma solo un gruppo di persone con il preciso impegno di rappresentare la collettività nettunese di cui sono espressione. La stessa collettività che verso il Consigliere Conte sarebbe delusa di considerare un proprio rappresentante se sapesse che i “ruggiti” maldestri e scomposti che ha il coraggio di far pubblicare non corrispondessero all’effettivo operato dello stesso nel corso delle sedute consigliari.
Ma soprattutto, sarebbe delusa dall’apprendere che lo stesso audace consigliere non conosce lo statuto dell’Università Agraria, perché non conosce le modalità di assunzione dei dipendenti, non conosce il contenuto e la consistenza economica delle casse dell’Ente di cui fa parte, non ha ancora capito che l’aggiornamento dei canoni è provvedimento precedente alla modifica dello statuto, ma soprattutto, non sa che la platea degli abusi edilizi e delle conseguenze fiscali e tributarie che ne sono derivare è ormai risolta, senza il suo intervento, ma attraverso un’opera amministrativa puntuale e organizzata che ha consentito, in perfetta serenità contabile, di avvalersi di un’altra figura lavorativa, valida e funzionale alla crescita dell’Ente.
Tutt’altro che negativamente, l’assunzione di una nuova forza deve essere considerata come indicatore di benessere e di crescita dell’Ente.
Affermare che sia una gestione clientelare, alludendo a comportamenti illegittimi nell’ambito dell’amministrazione dell’Ente di cui egli stesso fa parte quale componente dell’organo rappresentativo per eccellenza, addirittura riferendo di appoggi politici in sede regionale, è comportamento grave, biasimevole e dai tratti calunniatori che non può trovare considerazione, ma solo, eventualmente, conseguenze penali.
Se a questo si aggiunge che l’insieme di informazioni false fornite dal consigliere costituisce occasione per indurre la platea degli utenti ad assumere verso l’Ente un atteggiamento di ostile considerazione, dai riflessi economici di possibile rilievo, non si può ignorare il profilo di infedele servizio del consigliere verso l’Ente che dovrebbe servire, perché ha scelto di servire.
L’Università Agraria di Nettuno gode di ottima salute e gestisce i beni di dominio collettivo in perfetta trasparenza e legittimità, resta a disposizione degli utenti e per loro soltanto. La politica, anche negli enti privati, è fedele gestione della cosa che si è chiamati ad amministrare, portando risultati e costruendo progetti, ogni forma di opposizione o contrarietà si esprime nelle sedi opportune e sulla scorta di bagagli di conoscenza concreti. Tutto il resto è pettegolezzo e meschina sciatteria, da un lato ingiustamente lesiva dell’onore e della dignità di chi copre il ruolo con competenza e attenzione, ma soprattutto indicazione del senso di inadeguatezza di chi se e sia reso portavoce o, peggio, lo abbia appositamente costruito”.