“Con Giulia Cecchettin dal 1 gennaio sono 105 le donne uccise. È doveroso fare alcune riflessioni sul perché accadono questi riprovevoli fatti che fanno precipitare l’essere umano nell’abisso più profondo”.
Lo scrive in una nota stampa Carla Giardiello, segretaria del Pd di Nettuno.
“La violenza – aggiunge – prevalentemente si rivolge verso le donne, considerate dall’uomo esseri deboli verso cui sfogare facilmente la propria rabbia e il proprio predominio fisico e psicologico. Questo atteggiamento del “maschio” dimostra chiaramente la sua inferiorità psichica rispetto alla donna e quella di non riuscire a comportarsi allo stesso livello intellettivo con pari dignità.
La violenza verso le donne presenta due tipologie: quella fisica, la più brutale e immediata, e quella psicologica-religiosa, che si protrae nel tempo. Entrambe sono frutto dell’ignoranza e quindi dell’immaturità dell’uomo che volendo dominare e, quindi, possedere a suo piacimento la donna reagisce guidato dall’istinto, nel caso di società così dette civili, o dai costumi e dalle abitudini consolidate nel tempo, nel caso di società così dette meno progredite e/o teocratiche.
Da queste considerazioni emergono due tipi di ignoranza, quella di una vera e propria mancanza di conoscenza delle regole civili e morali, e quella di una ferrea imposizione ideologica e religiosa sulla comunità, consolidata nel tempo con usanze che limitano anche drasticamente i più elementari diritti alle donne, con esclusione dell’educazione scolastica, e quindi con imposizione di comportamenti per cui la donna non deve apparire ed avere alcun ruolo nella società.
Qualcuno potrebbe obiettare che anche nel Medioevo la donna era considerata un oggetto al servizio del “sesso forte”. Fortunatamente, con l’avvento dello stato laico questo atteggiamento nei confronti della donna ha cessato in gran parte di esistere, ma atteggiamenti del tipo sopra decritti, dovuti principalmente all’ignoranza, continuano ad affollare le cronache della nostra “moderna” società.
È stato dimostrato che esiste nel subconscio la “sindrome degli antenati”. Cioè, in ogni gruppo sociale, soprattutto nei più deboli psicologicamente ed i meno “acculturati”, esiste un legame generazionale per cui gli atteggiamenti caratteriali, costumi, abitudini e comportamenti sociali vengono trasmessi di generazione in generazione, le cui dinamiche continuano a ripetersi almeno fino a quando altre influenze culturali non esercitino un progressivo cambiamento. Ora, per quanto riguarda la nostra società “occidentale”, dobbiamo lavorare a livello scolastico, famigliare e sociale, nel promuovere un vero e considerevole cambiamento culturale. Solo così potremo evitare il diffondersi di ogni tipo di violenza sulle nostre donne.
Dobbiamo cercare di incoraggiare questo tipo di cambiamento che richiede rispetto e valorizzazione della donna con atteggiamenti collettivi e politici in grado di influenzare e far comprendere ai governanti che non esiste migliore risorsa sociale di una donna libera di esprimere tutte le sue potenzialità umane e intellettive”.