13 settembre. Gli alunni della scuola secondaria di primo grado “Ennio Visca”, plesso dell’Istituto Comprensivo “Nettuno III”, sono tornati sui banchi in sedi provvisorie, essendo stato programmato l’abbattimento dello storico edificio scolastico in via dell’Olmata, n° 86, per ricostruirlo ex novo.
La scuola è intitolata a uno dei sindaci più amati dagli abitanti di Nettuno in passato ed è giusto tramandarne il ricordo per non dimenticare l’impegno politico per il bene della sua città.
Anche l’istituzione scolastica a lui dedicata è un luogo simbolico per la popolazione, avendo formato generazioni di nettunensi. Ancora oggi assolve pienamente alle sue funzioni, educando centinaia di ragazzi di Nettuno e di Anzio.
Il giornalista Alfredo Incollingo è un docente di sostegno dell’Istituto Comprensivo “Nettuno III” di origini molisane, ma la sua passione per la storia locale lo ha spinto a occuparsi di pagine dimenticate di storia contemporanea nettunense.
La breve biografia su Ennio Visca è stata realizzata dal giornalista recuperando le poche notizie bibliografiche e archivistiche disponibili su internet. Al momento, l’autore ha riscontrato molte difficoltà nel reperire ulteriori informazioni presso gli archivi storici locali.
Ennio Visca nacque il 24 gennaio 1911 a Nettuno, in provincia di Roma, dal mugnaio Crispino e da Emma Sbarigia “nella casa posta in via del Baluardo”, nel borgo medievale (1). All’età di ventisei anni, il 21 aprile 1937, sposò la sua concittadina Amelia Trabuio (2).
Prima di essere eletto sindaco di Nettuno, il Visca era stato presidente della locale squadra di baseball, la Nettuno Baseball Club 1945, e vicepresidente della Federazione Italiana Palla Base (Fipab), oggi Federazione Italiana Baseball e Softball (Fibs) (3).
Molte notizie biografiche su Ennio Visca ce le ha fornite Gabriele Petriconi nel suo memoriale dal titolo L’Italia del dopoguerra nei ricordi di un giovane nettunese (Dal 1951 al 1964) (Edizioni DrawUp, 2019) (4).
Il Visca era stato eletto sindaco di Nettuno con la Democrazia Cristiana durante le elezioni amministrative che si tennero in molte regioni italiane il 25 e il 26 maggio 1952, come ricorda Petriconi, e che “registrarono sul piano nazionale l’avanzata delle destra, in relazione alle quali la Dc nutriva il timore di perdere, agli occhi della Chiesa e dell’elettorato il monopolio della lotta anticomunista, ma soprattutto una buona tenuta del PCI e delle sinistre in generale, nonostante l’inasprirsi della guerra fredda e la scomunica del Sant’Uffizio del 1949” (5).
Alla vigilia delle elezioni politiche del 7 e dell’8 giugno 1953, conclusesi con la vittoria del democristiano Alcide De Gasperi, il sindaco Ennio Visca era stato un componente della commissione elettorale scudocrociata della provincia di Roma, la quale tra febbraio e marzo di quell’anno aveva individuato i candidati da inserire nelle liste elettorali laziali della Democrazia Cristiana (6).
Tra i momenti salienti del mandato da sindaco del Visca il Petriconi ricorda un episodio fondamentale per storia di Nettuno: “Finalmente, il 13 febbraio di quest’anno [1953], il sindaco Ennio Visca (DC) riceve dalla presidenza del Consiglio la delibera che riconosceva alla città di Nettuno il suo atteso stemma araldico. La delibera storica porta la firma del Presidente del Consiglio dei Ministri: Alcide De Gasperi”.
Nel D.P.C.M. del 13 febbraio 1953, infatti, si legge la descrizione dello stemma comunale di Nettuno riconosciuto dal presidente del consiglio De Gasperi su richiesta del sindaco Mario De Franceschi, predecessore del Visca: “D’azzurro, al Dio Nettuno, coronato all’antica di oro, coi lombi cinti da una fascia di rosso, tenente con la sinistra un tridente e con la destra indicante la rotta; in piedi su una conchiglia, tratta verso destra da due cavalli marini, sul mare al naturale. Lo scudo sostenuto da due tritoni. Ornamenti esteriori da Comune” (7).
Con un ulteriore decreto del presidente del consiglio del 6 ottobre dello stesso anno si concesse al municipio di Nettuno l’uso del gonfalone: “Drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dello Stemma comunale, con l’iscrizione centrata in argento: Comune di Nettuno. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto azzurro con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo Stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento” (8).
A causa di una corona nobiliare che sormontava lo stemma araldico del comune di Nettuno in uso a partire dal 1876, l’emblema civico non era mai stato riconosciuto dai re d’Italia né dal regime fascista né dalla repubblica italiana.
Nel 1953 il sindaco Mario de Franceschi aveva chiesto all’Ufficio Onorificenze e Araldica di legittimare ufficialmente lo stemma comunale di Nettuno (9), come era già stato fatto senza esito dal podestà Alfredo Duranti nel 1935 (10).
L’Ufficio Onorificenze e Araldica rispose al sindaco Ennio Visca, eletto da pochi mesi, con una lettera del 26 settembre 1952, sostenendo che si dovesse dimostrare la concessione di una corona nobiliare nello stemma araldico di Nettuno, ma il comune non riuscì a provarlo. Si concordò quindi l’emblema comunale e il gonfalone descritti nei D.P.C.M. del 1953 (11).
Nel 1954, scrive Petriconi, il sindaco accolse in città il presidente della repubblica Luigi Einaudi, che “si concesse una passeggiata per le vie della nostra città e infine attraversando il borgo scese alla Marciaronda accompagnato da due esponenti dell’allora democrazia cristiana: Bruno Lazzaro e Giovanni Serra”.
Purtroppo, il mandato da sindaco di Ennio Visca durò solo due anni circa, poiché morì il 7 dicembre 1954 in un incidente stradale lungo l’attuale Strada Statale Pontina (SS 148) (12).
“Il 7 dicembre nel pomeriggio – scrive Petriconi – si diffuse la notizia della morte del nostro sindaco Ennio Visca. Quel giorno si stavano recando a Roma presso il Ministero delle Finanze: il sindaco, l’autista e il giovane assessore alle finanze, il dottor Giuliano Cibati. Proprio il dottor Cibati mi raccontò alcuni anni fa l’accaduto. Come dicevo, stavano andando a Roma per sollecitare altri fondi che servivano urgentemente per ultimare le opere del nuovo acquedotto di Carano (acqua potabile) che altrimenti si sarebbero persi nelle pieghe ministeriali di chissà quale altro progetto. Mi disse Cibati, ricordando quelle drammatiche ore, che lo scontro fu violento, non si rese nemmeno conto ma vide solo un grosso camion andare contro di loro e il sindaco che sbattendo la testa perse immediatamente la vita. L’autista fu ferito gravemente e lui con alcune ferite perse i sensi e si ritrovò ricoverato all’ospedale San Giovanni di Roma, salvo”.
Petriconi conclude il suo racconto su Ennio Visca esprimendo il rammarico dell’intera popolazione di Nettuno nell’aver perso un primo cittadino tanto amato e onesto: “Per la nostra comunità fu un lutto molto sentito sia perché fu un evento inaspettato, sia perché Ennio Visca era un uomo molto amato dalla stragrande maggioranza del popolo nettunese”.
(1) – Stato Civile di Nettuno, Atti di nascita, anno 1911, n° 15.
(2) – Stato Civile di Roma, Atti di matrimonio, anno 1937, n° 959.
(3) – Si rimanda al sito: https://www.museodelbaseball.it/articles/visca-ennio.
(4) – Si è consultata la versione ebook del libro di Gabriele Petriconi. Per questo motivo, non sono indicate le pagine dei paragrafi del suo memoriale citati nell’articolo.
(5) – S. BOSCATO, La Dc e la circoscrizione elettorale Roma-Viterbo-Latina-Frosinone dalla Costituente al 1963, in «Il ceto politico del Lazio nell’Italia repubblicana. Dinamiche della rappresentanza e costruzione del consenso (1946-1963)», a cura di S. SCASMIRRI, Milano, Franco Angeli, 2011, p. 218.
(6) – IVI, pp. 219-220.
(7) – Per leggere il testo integrale del DPCM del 13 febbraio 1953 si rimanda al sito:https://www.araldicacivica.it/pdf/decreti/rm/nettuno1.pdf.
(8) – Per leggere il testo integrale del DPCM del 6 ottobre 1953 si rimanda al sito: https://www.araldicacivica.it/pdf/decreti/rm/nettuno.pdf.
(9) – Il palazzo municipale: lo stemma e il gonfalone di Nettuno, a cura di B. LA PADULA, Nettuno, Le Edizioni del Gonfalone, 2003, capitolo 40: http://www.100libripernettuno.it/OPERE/palazzo%20municipale/gonfalone/gonf09.html.
(10) – IVI, capitolo 39: http://www.100libripernettuno.it/OPERE/palazzo%20municipale/gonfalone/gonf08.html.
(11) – IVI, capitolo 40.
(12) – Stato Civile di Roma, Atti di morte, anno 1954, parte II, serie B, n° 1479.