Il caso degli ammanchi dei conti di Acqualatina Spa e le indagini interne alla società partecipata hanno riaperto una scatola fatta di tante domande che lasciano ancora più perplessi i cittadini di Anzio e Nettuno sulla gestione pubblica dell’acqua da parte di una società che si occupa di un territorio vastissimo, su tutta la provincia di Latina e i due comuni della provincia di Roma.
Tanti quesiti, altrettante questioni irrisolte, poche risposte e le problematiche, sono sempre le stesse: dagli aumenti in bolletta, alla manutenzione, quasi assente, della rete idrica, alle perdite, alle ipotesi o chiacchiere di presunti allacci abusivi.
Forse per qualcuno, qualche utente insofferente, non c’è nulla di sorprendente nei tre procedimenti disciplinari aperti un mese fa, tutti nell’ufficio di Nettuno del colosso idrico pontino. Solo una questione di tempo, poi tutti i nodi vengono al pettine. Per qualcun altro invece, che segue il filo della logica, la questione degli ammanchi, come una candela, accende una luce su altre questioni non del tutto “sepolte”.
Giovanni Cancelli, volto noto a Nettuno, conosciuto soprattutto per la sua attività politica di lungo corso, a differenza di qualcun altro, può vantare una lunga memoria sulle questioni di Acqualatina, addirittura si comincia dall’origine, quando la società, composta al 49% da privati francesi e al 51% dai comuni fruitori dei servizi, acquistò il consorzio acquedotto di Carano. Andiamo per gradi.
“Qui le domande sono tante e forse è il momento di trovare una risposta – dice Cancelli – Quali sono i parametri di spesa di Acqualatina spa sui territori? Dove spende di più e dove meno? Queste spese sono rapportate alle entrate? Ma soprattutto, dove stanno sul vasto territorio di utenza gli evasori?
Visto che i continui aumenti in bolletta per l’utenza stanno diventando insostenibili per la maggioranza della comunità, composta da pagatori precisi e onesti, che stanno pagando per le mancate entrate di chi non paga o peggio ancora di chi approfitta del servizio pubblico.
A questo punto però, il discorso non è solo di carattere economico. Bisogna capire che la politica ha delle responsabilità morali. Davanti al problema di Acqualatina sono scappati tutti i politici locali anziché tutelare e rappresentate gli interessi delle comunità di Anzio e Nettuno. Pertanto sono i politici locali che dovrebbero rispondere e avviare un dialogo con il commissario e i dirigenti di Acqualatina”.
“Nei primi anni del 2000 – racconta Cancelli – Acqualatina subentra (ai sensi della legge Galli) al consorzio di Carano per la gestione dell’acqua sui territori di Anzio e Nettuno. Quindi il passaggio dei due comuni della provincia di Roma sotto la società pontina.
In quel passaggio però non furono mai quantificati gli esuberi. Mi sorgono altre domande: gli esuberi sono stati incassati? E da chi?
I cittadini devono sapere che l’ente di Carano, inizialmente composto dai comuni di Anzio e Nettuno, dopo 20 anni di gestione commissariale ha un debito di molti milioni euro verso la Regione Lazio.
Dopo 20 anni i commissari liquidatori non sono riusciti a saldare il debito nonostante i numerosi solleciti da parte della regione Lazio.
In tutto questo misterioso panorama c’è una certezza. Acqualatina non ci rimette mai – conclude Cancelli – perché i debiti li spalma sui costi degli utenti. A pagare siamo noi, la maggioranza dei cittadini che ogni mese paga le bollette”.