Un vero evento, ieri al Cinema Astoria di Anzio, la proiezione dell’ultimo film di Antonio Rezza Il Cristo in gola. Il cinema era gremito ad entrambi gli spettacoli, quello delle 18,30 e quello delle 20,30 iniziati entrambi con qualche minuto di ritardo per permettere a tutti di entrare e di confrontarsi con l’autore, presente in sala. E in sala ad essere presente non era solo l’autore e regista ma anche diversi degli attori protagonisti, che hanno contribuito alla realizzazione di un’opera surreale che ha avuto delle recensioni straordinarie e in cui si vivono dei momenti di vera ilarità a fronte di un tema tutt’altro che semplice. L’approccio alla figura del Nazareno è estremamente rispettoso. Il figlio di Dio non dice una parola, non si rapporta all’uomo che gli è inferiore, comunica solamente attraverso urla devastanti, perdizione dell’orecchio umano, che conducono le orecchie dell’uomo alla dannazione eterna. Un ruolo centrale è affidato alla Madonna, che segue il figlio durante la sofferenza terrena.
Il Nazareno ci appare spesso urlante e trasversale, riverso sulle ginocchia di Maria che lo sostiene malinconica. Un Cristo iconograficamente già morto, che assale la vita e si smarrisce, che fa miracoli con la sola forza della disperazione: abbiamo l’uomo comune che si contorce sotto il peso della deformazione fisica e della tradizione, e un Cristo che lo guarisce senza toccarlo, con appena l’assillo delle urla rivolte al Padre Eterno che gravita nei cieli. Uno dei temi cruciali del film sia proprio la paternità: l’arcangelo Gabriele annuncia l’arrivo di Gesù stavolta a Giuseppe, non alla Madonna, e con lui torna a palesarsi più volte, per i suoi dispacci. Gesù lo vediamo spesso lavorare istericamente il legno con un seghetto, da buon figlio di falegname, mentre l’aria si riempie dei discorsi – precisamente sull’etica del lavoro, e questioni simili – di Juan Domingo Peron, Maria Eva Duarte e Jorge Rafael Videla, come fossero voci salmodianti nella testa del protagonista.
Ogni personaggio è sommerso dai propri pensieri espressi in lingue diverse o inventate, da Maria al monologo di Ponzio Pilato che, con la voce dello stesso Rezza, provoca il figlio di Dio. L’unica persona a parlare in presa diretta è il Diavolo, nelle forme di una anziana donna di Matera che stuzzica instancabilmente Cristo con domande e provocazioni nonsense “se sei il figlio di Dio fai piovere, non piove da troppo”; “tu qui sei sprecato, dovresti andare all’estero”, “ti sei iscritto alla SIAE? hai pensato al diritto d’autore?”. Gesù si esprime solo con urla gutturali, e emettendo versi disarticolati si dispera tra le braccia di sua madre e compie i suoi incontri e i suoi miracoli.
Il Progetto del film durato oltre 18 anni mostra Rezza in diverse fasi della sua vita, si lascia andare al grottesco a volte crudele tipico del suo autore: A Gesù non rimane che urlare fino a perdere la voce, dimenarsi per sfuggire al sacrificio previsto per salvare gli uomini. Al suo posto, il figlio infante sarà lui a salvarci, morendo in fasce e in croce.
Genere: grottesco, surreale
Regia: Antonio Rezza
Sceneggiatura: Antonio Rezza
Fotografia: Antonio Rezza, Barbara Faonio
Montaggio: Barbara Faonio
Interpreti: Antonio Rezza, Cesare Palumbo, Chiara Crupi, Ciro Palumbo, Claire Boizard, Daniele Bernicchia, Domenico Vitucci, Federico Carra, Flavia Mastrella, Gianmarco Balsamo, Gianni Fasani, Gianpatrizio Cioni, Giordano Rezza, Giulia Pollastrini, Giuseppe Rezza, Ivan Bellavista, Livia Pollastrini, Luca Casali, Luca Ruocco, Marcello Fraioli, Maria Bretagna, Maurizio Catania, Maurizio Messina, Mauro Di Ciocia, Paolo Napoli, Paolo Zanardi, Patricia Rodriguez, Peter Longo, Simone Casali, Stefania Saltarelli, Tommaso Gallo
Colonna sonora: Antonio Rezza, Centrafrique
Produzione: RezzaMastrella
Distribuzione: barz and hippo, RezzaMastrella
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