Un centinaio circa le persone che si sono radunate questa mattina al Campo della memoria di Nettuno per il trentennale dell’apertura del cimitero. Ma non c’è stata una vera e propria commemorazione. I presenti hanno portato fiori e bandiere ma il Ministero della Difesa, come ci racconta il responsabile della struttura, non ha concesso la celebrazione della messa né il posizionamento dei labari. I presenti si sono intrattenuti all’interno del Campo scambiando pubblicazioni storiche e ricordi comuni. Tra i presenti un gruppo di ex paracadutisti battezzato La squadra di Santo in ricordo di Santo Pelleccia, che sull’altare ha ricordato lui e tanti caduti in guerra.
Unico momento di tensione quando alcuni hanno cercato di non far entrare la stampa al cimitero, con la sola voce contraria dell’ex consigliere Roberto Gigli, che invece sosteneva con forza di aprire i cancelli a tutti. Con la mediazione del Commissariato di Anzio, presente per la sicurezza, è stato fatto presente che la struttura è pubblica e nessuno poteva impedire la partecipazione. Toccante la testimonianza di una donna ultra 80enne che ha fatto oltre 200 km per commemorare il figlio deceduto in guerra. “Un dolore vivo da trent’anni come il primo giorno” ha detto.
Non è mancato un clima ostile verso la stampa ma solo da parte di alcuni, certamente la minoranza, qualche braccio levato davanti a delle tombe ma, nel complesso, il clima per i più era quello della commemorazione, del ricordo e della commozione.
Il parroco presente ha declamato una preghiera con i presenti, in molti, con un fiore in mano, hanno sfilato deponendoli sull’altare centrale, gli ex paracadutisti hanno intonato l’Inno e ricordato i caduti, poi tutti a casa.