Home Attualità Il Prefetto di Nettuno Reppucci: “C’è bisogno di legalità e partecipazione”

Il Prefetto di Nettuno Reppucci: “C’è bisogno di legalità e partecipazione”

Domenica 12 marzo, si è tenuta, con il Patrocinio del Comune di Nettuno, al Parco Palatucci dalle 10 alle 13, una manifstazione con l’intervento degli Scout Agesci e CNGEI, del coordinamento antimafia Anzio e Nettuno, della Rete No-Bavaglio e di Reti di Giustizia, impreziosita da stand informativi di Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, sul tema “Esplorando la legalità”.
Nel corso dell’evento si è svolto un confronto, prendendo spunto dallo scioglimento dei comuni di Anzio e Nettuno, avente per tema la legalità e la preservazione della società da appetiti e mire della criminalità organizzata.
Il prefetto Antonio Reppucci, in rappresentanza della Commissione Straordinaria, in apertura della manifestazione si è rivolto ai ragazzi ed ai numerosi cittadini presenti, sottolineando i valori della legalità, della trasparenza, della partecipazione democratica, dell’ uguaglianza, della responsabilità, dell’impegno, della solidarietà necessari per costruire una società più coesa e consapevole.
Si riporta di seguito l’intervento del Prefetto.
C’è un forte bisogno di legalità e di partecipazione nelle comunità di Anzio e Nettuno. Le due cittadine sono infatti accomunate da uno stesso destino, quello dello scioglimento per infiltrazioni acclarate della criminalità organizzata. È necessaria, in questo momento di “sospensione” della democrazia, una maggiore consapevolezza delle forze politiche, sociali, culturali e ambientali del territorio sulla necessità di respingere modelli negativi, non in sintonia con il bene comune e l’interesse pubblico. Ringraziamo per questo le associazioni oggi presenti, che già in passato, tra l’altro, hanno dato prova del loro impegno sul territorio, organizzando convegni e interventi vari, volti a far comprendere alla cittadinanza l’importanza di attivarsi localmente e di uscire quindi da uno stato di generale intorpidimento. Lo scioglimento è un fatto sicuramente grave ed è di questo che i cittadini devono avere consapevolezza ed essere pretoriani e pasdaran di una cultura che respinge tali preoccupanti fenomeni. Bisogna essere uniti, coesi con una maggioranza che potrà essere l’inizio di un nuovo capitolo, un nuovo risorgimento, per le nostre città. Dobbiamo alzare l’asticella della legalità, potenziando anticorpi e difesa immunitaria, fare in modo che si reagisca, che ci si indigni di fronte a tali avvenimenti. Come lo facciamo il “salto di qualità”? Lo facciamo avendo proprio questa consapevolezza nei confronti di ciò che è accaduto. Riflettendo sulle cause scatenanti e approfondendole. Riflettendo sicuramente sul perché di silenzi, di “quieto vivere”, di disinteresse, di indifferenza.
Il Comune deve essere una casa di vetro, in cui tutti devono poter leggere, controllare e stimolare. Vorremmo essere attorniati da una società più diffusamente e capillarmente consapevole di una discontinuità e svolta, da una società che ci possa accompagnare in questo non facile percorso che deve essere auspicabilmente virtuoso, fatto di trasparenza, di superamento dello stato di intorpidimento, che si contrappone fortemente a quel bagliore di luce cui invece abbiamo assistito stamane. Bisogna essere fiduciosi, bisogna combattere questi sistemi malfunzionanti e reagire, anche ricordando quanti, battendosi per questo, hanno perso la vita, magistrati a partire da Falcone e Borsellino, politici a partire da Mattarella e Pio La Torre, appartenenti alle forze dell’ordine e alla
società civile in senso lato. La lotta al crimine organizzato non è monopolio di magistratura e forze dell’ordine. Ci deve vedere tutti coinvolti. Tutti dobbiamo affiancarci a loro in maniera più determinata, per poter vincere questa difficile battaglia. Le battaglie si vincono insieme. Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita sono fenomeni umani e, ricordando Giovanni Falcone: “come tutti i fenomeni umani, ha un principio, una sua evoluzione, e avrà quindi anche una fine”, una fine che tutti noi dobbiamo volere tenacemente.
In questo processo la cultura è indispensabile.
Le mafie non temono tanto il carcere e la giustizia, quanto piuttosto la cultura ed il maestro: si alimentano infatti della mancanza di cultura, del quieto vivere, delle “prese di distanza”, dell’indifferenza sociale. Se restiamo uniti e reagiamo siamo fiduciosi che ne usciremo. È chiaro che poi la politica dovrà fare il suo percorso virtuoso, scegliendo scrupolosamente chi candidare alla gestione della cosa pubblica, selezionando persone che siano decise e determinate, non facilmente manovrabili e che sappiano respingere mire e appetiti malavitosi, da qualsiasi parte provenienti. La mafia è di fatto profondamente cambiata: non è fatta di coppole, fucili, santini, riti di iniziazione: è aperta e radicata nella borghesia e nella società civile in genere. Si agita e si relaziona in quella zona opaca di incontri tra la malavita e imprenditori, ad esempio, costituendo la famosa “terra di mezzo” e zona grigia. Confidiamo nel senso di identità ed appartenza comunitaria dei cittadini e soprattutto nei giovani per un futuro migliore di benessere e prosperità dei due territori, soprattutto “bonificati” e sterilizzati di presenze che ne condizionano la bontà del suo tessuto sociale”.