Il neo eletto presidente della Regione Lazio Francesco Rocca si è dato 20 giorni di tempo per decidere la sua squadra di governo alla Pisana. Tra quote rosa, rappresentanze provinciali e punti percentuale degli alleati sul filo dell’interpretazione formare una giunta per la Regione Lazio si sta rivelando un compito arduo, soprattutto per tenere buoni e contenti i colleghi di coalizione di Fratelli d’Italia, partito vincitore con oltre il 30% dei consensi. Un centrodestra che governa il paese che ora dovrà rimettersi a sedere a tavolino per dividersi ruoli, deleghe e responsabilità degli uffici della Pisana che, dopo 10 anni esatti, torna al centrodestra dopo la doppia esperienza Zingaretti.
Immediatamente dopo la pubblicazione, non ufficiale, dei risultato delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio scorso (alcune sezioni sono ancora in corso di accertamento sullo spoglio), sono stati i leghisti ad iniziare a scalpitare in seno alla coalizione.
“Al riconteggio” è stato gridato dal Carroccio e riconteggio è stato.
L’obiettivo della memoria presentata al Viminale e alla Corte d’Appello da parte dei leghisti è quello di rivalutare l’assegnazione dei 10 seggi del premio di maggioranza.
Se cambia il consiglio, è ovvio, cambia anche l’equilibrio della giunta.
Il neo presidente eletto Rocca dovrà, a breve, indicare 10 nomi tenendo conto delle regole di un “risiko” che abbia l’obiettivo di accontentare tutti gli alleati senza sminuire lo schiacciante risultato, in termini numerici, della Meloni e suoi.
Sono 22, per ora, i consiglieri di Fratelli d’Italia, 3 della Lega, come 3 sono quelli di Forza Italia. Ma se su Roma il risultato è netto, con un 30% di Fratelli d’Italia, nelle province Carroccio e Azzurri hanno avuto più margine di competizione ed è proprio sulle circoscrizioni che si gioca la partita del riconteggio. Anche perché, dettaglio non trascurabile, Rocca si è posto il paletto di volere una rappresentanza in giunta di tutte e 5 le province laziali.
L’ipotesi è che Rocca stia puntando a verificare una regola dello statuto Regionale che potrebbe portare alla nomina di 12 assessori anziché 10 così da avere maggiore margine per accontentare tutti. Sicuramente, si spera, non saranno le quote rosa il problema più grave. Sono molte le donne elette tra diverse liste, molte con un curriculum invidiabile. Ma dal consiglio regionale, sono stati tanti gli esclusi, tra questi anche tante persone supportate in campagna elettorale dai “big” dei partiti. Da Tony Bruognolo, primo dei non eletti della Lega a Roma, a Enrico Cavallari di Forza Italia, stesso partito di Simone Foglio e Roberto D’Ottavio, e ancora Paolo Della Rocca, sostenuto in campagna elettorale dal coordinatore regionale Claudio Durigon. Sono questi i nomi che pesano fuori dalla Pisana e che vanno a fare pressing nella rosa delle nomine per gli assessorati di Rocca.
Per ora l’unica certezza è che sarà il Presidente Rocca a tenere per sé la delega alla Sanità, tema centrale di questa campagna elettorale e settore su cui ha un’esperienza decennale. Argomento delicatissimo quello della sanità pubblica (e privata secondo una linea di governo del neo presidente) soprattutto in vista degli attuali e futuri investimenti in corso e ovviamente delle tante lacune nei servizi che si fanno sentire sulle fasce più deboli della cittadinanza.
Secondo indiscrezioni ieri Rocca ha incontrato la premier Giorgia Meloni proprio per decidere insieme i margini della trattativa con Lega e Forza Italia. (Rdr)