Sapeva che Gloria Pompili veniva maltrattata e costretta a prostituirsi dai parenti, che infine l’hanno uccisa di botte mentre era al lavoro tra Anzio e Nettuno. Ma non denunciò quegli episodi, emersi in tutta la loro drammaticità solo nel processo agli stessi parenti finiti in manette con l’accusa di aver ucciso la 23enne di Frosinone e condannati per il delitto. Con quest’ipotesi di accusa la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di un’assistente sociale proprio di Frosinone, dove Gloria Pompili viveva insieme ai due figli piccoli. L’assistente sociale è imputata di omessa denuncia di incaricato di pubblico servizio. L’ipotesi è che la giovanissima, a fronte di una denuncia dell’assistente sociale, avrebbe potuto essere salvata dai suoi aguzzini.