Home Attualità “Sbarco: Il Generale Lucas non sbagliò”, il libro presentato sabato a Nettuno

“Sbarco: Il Generale Lucas non sbagliò”, il libro presentato sabato a Nettuno

Il generale Lucas non sbagliò. Il libro di Strati e Casaldi “I luoghi della storia che verrà presentato sabato prossimo 21 gennaio alle 10.30 nella sala consiliare del Comune di Nettuno riabilita il generale americano che fu a capo del VI Corpo dell’Armata che sbarcò lungo le coste di Anzio e Nettuno il 22 gennaio di 79 anni fa.
Militare di primo ordine, John Lucas, classe 1890, era stato nella primavera del 1943 il vice del generale Dwight Eisenhower e, a settembre, gli fu affidato il comando del VI Corpo d’Armata.
La storiografia è unanime nel criticare l’atteggiamento troppo prudente di Lucas che non avrebbe saputo sfruttare l’effetto sorpresa dello sbarco per puntare diritto verso Roma.
I fatti sono noti. Il generale decise di aspettare fino a quando tutte le sue truppe di terra fossero sbarcate e la testa di sbarco fosse stata completamente sicura. Solo, il 30 gennaio 1944, ben otto giorni dopo lo sbarco, Lucas diede l’ordine alle truppe britanniche e americane di avanzare su Cisterna di Latina e Campoleone. Ma ormai era troppo tardi: le truppe tedesche agli ordini del Feldmaresciallo Albert Kesselring ripiegarono verso la testa di ponte e con otto divisioni circondarono l’intera area di sbarco.
Lucas, accusato di aver perso tempo nel consolidare la testa di sbarco, il 22 febbraio, dopo appena un mese dall’avvio dell’Operazione che in codice era chiamata “Shingle” fu sollevato dal comando e sostituito dal generale Lucian Truscott.
Per tutto il resto della sua vita Lucas fu tormentato da quella triste vicenda al punto che anche sul letto di morte continuò a ribadire alla figlia che ad Anzio non aveva sbagliato: “I didn’t wrong”.
Strati e Casaldi, nel loro libro, rivalutano la figura del generale americano e, attraverso le testimonianze di altri strateghi militari dell’epoca, assolvono Lucas dalle accuse di attendismo che soprattutto gli inglesi, a cominciare da Winston Churchill, gli hanno sempre rimproverato. “Avevo sperato di lanciare sulla baia di Anzio un gatto selvatico, invece mi sono ritrovato sulla riva con una balena arenata”.
Ma in realtà non fu solo Lucas a voler attendere.
Anche il generale americano Clark, superiore di Lucas, e il generale inglese Alexander ritenevano fosse meglio non avanzare subito. Emblematiche le parole di Clark a Lucas: “Non mettere fuori la testa Johnny. Io l’ho fatto a Salerno e sono finito nei guai”.
Lucas non sembrava essere entusiasta dell’operazione. Annotò nel suo diario: “L’intera faccenda ha un forte sapore di Gallipoli, e a quanto pare lo stesso dilettante di allora siede sulla panchina dell’allenatore”. Era un chiaro riferimento allo sbarco in Turchia voluto da Churchill, allora primo lord dell’ammiragliato, durante la Prima guerra mondiale e trasformatosi in un sanguinoso disastro.
Una serie di errori tattici da parte degli alleati consentirono ai tedeschi di mobilitare in pochi giorni numerosi mezzi: panzer, aerei con bombe telecomandate, cannoni ferroviari di grossissimo calibro e a lunghissima gittata (soprannominati dagli alleati Anzio Annie e Anzio Express).
Nella fase di stallo i tedeschi spostarono verso Sud gli uomini della 14esima armata che presidiava il Nord Italia e in una settimana i 61mila anglo-americani sbarcati si ritrovarono di fronte 71mila 500 tedeschi. La testa di ponte finì sotto assedio. Furono quattro mesi di aspre battaglie e l’obiettivo iniziale di puntare verso Roma stava ormai svanendo. Gli attacchi angloamericani, come quello dei rangers Usa del 30-31 gennaio, si trasformarono in vere mattanze. I tedeschi sferrarono feroci contrattacchi che miravano a dividere in due la testa di ponte (operazioni Fischfang e Seitensprung) e solo a maggio, con la caduta di Cassino e della linea Gustav, la situazione si sbloccò. La potenza di fuoco alleata ebbe il sopravvento ed il 4 giugno il generale Clark poté entrare a Roma, senza però condividere il trionfo con l’alleato britannico. “Se i soldati dell’8a armata s’avvicinano gli faccio sparare addosso dai miei uomini” furono le sue parole prima dell’ingresso nella capitale.