A Doha la mostra dedicata a Valentino, con la ricostruzione perfetta dell’iconica scalinata di Piazza di Spagna. Siamo in Qatar, più precisamente nel nuovissimo museo M7, polo del design e dell’innovazione situato nel quartiere Msheireb Downtown della capitale: è qui che giovedì 27 ottobre è stata inaugurata la mostra Forever Valentino. Si tratta di un’esibizione senza precedenti, la più grande mai organizzata nella storia della casa di moda romana nonché la prima in Medio Oriente, che resterà aperta per chiunque voglia visitarla, fino al prossimo primo aprile. Non una retrospettiva, ma piuttosto una prospettiva, come racconta il Direttore creativo della Maison, un artista che a Nettuno tutti conosciamo bene. Un racconto di come il passato rivive nel presente ed è la chiave per guardare al futuro. Al centro di questa ricostruzione, il dialogo che Pierpaolo Piccioli, il direttore creativo di Maison Valentino dal 2016, ha tenuto in questi anni con il fondatore della casa di moda, Valentino Garavani.
Cinquantatré anni di storia (dal 1959, anno della sua fondazione, ad oggi) dell’universo Valentino dispiegati in modo incredibile in 10 sale che sono esse stesse il frutto di un’altra conversazione, quella appassionata tra i due curatori, Massimiliano Gioni, direttore del New Museum di New York, e Alexander Fury, critico di moda, proprio con Piccioli. La storia di Valentino e della sua Maison non sono ‘solo’ un’eccellenza sartoriale nel mondo ma un unicum tra le case di moda europee in quanto a continuità tra fondatore ed eredi. È proprio questo passaggio di testimone, avvenuto senza soluzione di continuità tra Piccioli e Garavani, il cuore di “Forever Valentino”, racchiuso nel titolo stesso della mostra. Questo testamento in vita di un percorso da a questa mostra un senso che va oltre il tributo all’”ultimo imperatore della moda” nell’anno del suo 90esimo compleanno, una vera ode al piccolo grande miracolo di questo brand che – sempre sotto l’occhio vigile di Giancarlo Giammetti, socio e compagno di vita di monsieur Valentino – è capace di cogliere e incarnare puntualmente lo spirito dei tempi, declinandolo grazie alla sua immensa tradizione artigianale ancora oggi al centro del lavoro nell’atelier romano di Piazza Mignanelli. Imperdibile.
Difficile per un occhio non esperto riconoscere quali capi siano stati creati da Garavani e quali invece da Piccioli. Perché senza nostalgia ma, al contrario, con metodo, Pierpaolo ha raccolto tutti i canoni fondamentali dell’estetica di Valentino e li ha introiettati, per poi rielaborarli proiettando il brand nella contemporaneità. “Il mio desiderio era dare rilevanza al ruolo che il passato ha nel presente e nel significare ciò che è oggi Valentino – ha detto Piccioli – qui non c’è nostalgia, non c’è imitazione né tantomeno mitizzazione di quel che è stato. C’è invece la mia consapevolezza di voler mantenere il Dna del brand al di là dell’apparenza, trasmettendolo attraverso la continuità di valori. In questo senso i miei abiti sono la mia lingua, lo strumento attraverso cui esprimo i miei pensieri e prendo posizione verso ciò in cui credo”. Una mostra che lascia senza fiato, così come accadeva proprio a Pierpaolo Piccioli quando, giovane studente di moda, assisteva alle sfilate della rassegna d’alta moda romana Donna sotto le Stelle, prima di riprendere il treno e tornare a Nettuno.