Anche il gip del tribunale di Roma ha confermato l’arresto e la detenzione in carcere per Antonio Fratianni, 56 anni, costruttore foggiano accusato del tentato duplice omicidio, avvenuto a Nettuno del boss foggiano Antonello Francavilla e del figlio 15enne, entrambi rimasti feriti gravemente da diversi colpi di pistola la mattina del 2 marzo scorso. Il boss era a Nettuno per scontare gli ultimi mesi di detenzione domiciliari dopo una condanna per estorsione. Fratianni, come ricostruito dalle indagini dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, voleva uccidere Francavilla per non restituire la somma di 600mila euro che avrebbe ricevuto due anni prima dal boss e dal suocero Roberto Sinesi per costruire un palazzo a Foggia. Si tratta del quarto provvedimento cautelare nei confronti di Fratianni che si dichiara innocente e vittima di un tentativo di estorsione da parte dello stesso Francavilla. L’indagato il 2 agosto fu fermato in autostrada vicino Trieste in esecuzione di un decreto della DdA di Roma che gli contesta il duplice tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla mafiosità; nei giorni successivi il gip di Trento ha convalidato il fermo, escludendo l’aggravante mafiosa, e ha trasmesso gli atti al collega del tribunale di Velletri, nella cui giurisdizione ricade Nettuno; il 16 agosto il gip di Velletri accogliendo le richieste della Dda aveva confermato il carcere e anche la sussistenza dell’aggravante mafiosa, spogliandosi a sua volta dell’inchiesta per mandare il fascicolo al gip di Roma. Il gip capitolino ha ribadito la sussistenza sia dei gravi indizi sia della mafiosità per metodo utilizzato nell’esecuzione dell’agguato e perché il costruttore viene considerato ‘testa di legno asservita agli interessi del clan e collettore di somme di provenienza illecita del sodalizio mafioso’.
Fratianni è sfuggito alla morte la sera del 26 giugno scorso quando la squadra mobile sventò un agguato ai suoi danni nei pressi del casello autostradale “Foggia-Zona Industriale”. Il clan avrebbe agito sia per la presunta mancata restituzione dei soldi ricevuti e che avrebbe dovuto reinvestire sia per vendetta contro il tentato omicidio di Francavilla e del figlio. Per quel progetto di morte il 22 luglio, su decreto della Dda di Bari la squadra mobile ha fermato 7 foggiani, tra cui Emiliano Francavilla, fratello minore di Antonello, e come lui al vertice dell’omonimo clan.