La Squadra Mobile di Roma ed il Commissariato di Anzio-Nettuno sabato scorso hanno eseguito un provvedimento cautelare in carcere emesso dal GIP del Tribunale di Velletri su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di H.A. (cognome) O. (nome), classe 95, soggetto di cittadinanza tunisina ma nato e cresciuto ad Aprilia, luogo in cui risiede, gravato da pregiudizi di polizia per lesioni personali e violazione della legge sugli stupefacenti.
Il soggetto è accusato di aver preso parte all’accoltellamento di Leonardo Muratovic, sul lungomare di Anzio davanti al locale “La Bodeguita”, unitamente ad i fratelli E.D., Adam (classe 2001, pregiudicato per tentato omicidio, ricettazione e detenzione illegale di armi da fuoco) e Ahmed (classe 1996, pregiudicato per porto di oggetti atti ad offendere), già sottoposti, prima a provvedimento di Fermo di indiziato di delitto da parte della Procura di Velletri, convalidato dal GIP di Roma (in quanto i due, attivamente ricercati dalla Polizia di Stato, il 19 luglio, si erano costituiti spontaneamente a Roma presso la Stazione CC Gianicolense), e poi a misura cautelare in carcere da parte del GIP di Velletri dopo che quello della Capitale si era dichiarato non competente (essendo l’episodio verificatosi ad Anzio).
La medesima ordinanza è stata notificata in carcere ai due fratelli, destinatari, quindi, di un secondo provvedimento per il medesimo fatto, meglio circostanziato e qualificato nonché rafforzato dall’aggravante dei motivi abbietti e futili (l’essersi la vittima presentato presso il principale locale frequentato dal gruppo dei due fratelli dal quale gli è stato intimato di allontanarsi, motivo che ha scatenato la lite all’esterno), poiché attraverso lo sviluppo del quadro investigativo, proseguito dal delitto ad oggi senza soluzione di continuità, sono venuti alla luce alcuni aspetti chiarificatori delle motivazioni che ne erano alla base e della dinamica dei fatti, quest’ultima ancora suscettibile di approfondimenti, investigati in un clima di manifesta reticenza e omertà di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti o testimoni dell’evento.
Le risultanze investigative finora acquisite hanno restituito un impianto accusatorio che vede diversi soggetti presenti al momento dell’aggressione del gruppo, composto sicuramente da ulteriori persone, non nei confronti di una opposta fazione ma verso un unico individuo, disarmato e non legato ad ambienti criminali, al contrario degli oppositori rivelatisi un pericoloso sodalizio presente sul territorio di Anzio.
I tre soggetti di origini maghrebine ma di nascita italiana, sono gravemente indiziati di aver aggredito con pugni e schiaffi il Muratovic, per poi colpirlo con armi da taglio al petto ed al fianco, cagionandone la morte.
In particolare è stato lo stesso E.D. Ahmed a confessare di aver sferrato la coltellata al petto che ha provocato il decesso della vittima, mentre il fratello Adam e l’amico detto “Suzu” sono stati sempre presenti e partecipi sin dall’inizio delle prime minacce proferite alla vittima (evidentemente figlie di pregressi attriti), tanto che il trio viene ripreso successivamente da una telecamera del Comune di Anzio presente in zona, mentre fugge insieme.
Fondamentali sono risultate alcune testimonianze, seppur reticenti e contraddittorie, ma univoche nell’indicare la partecipazione dei tre alle fasi antecedenti, concomitanti e soprattutto successive all’aggressione: nessuno ha però indicato o visto l’autore o gli autori delle due coltellate, presumibilmente, anche secondo i riscontri autoptici, inferte da due coltelli diversi e di conseguenza da due persone differenti.
Il GIP del Tribunale di Velletri ha, quindi, sposato le tesi accusatorie proposte dalla relativa Procura, su congiunte indagini della Squadra Mobile e del Commissariato, che inquadrano il comportamento tenuto dagli arrestati come assolutamente inequivoco nell’aver fornito un contributo materiale e morale nell’omicidio di Leonardo Muratovic.