“Pronto soccorso di Anzio: lasciate ogni speranza voi che entrate. Due città, oltre 100.000 abitanti, con un incremento abitativo esponenziale nella stagione estiva, medici ridotti all’osso e stremati come gli infermieri; in burn-out entrambi, praticamente. Attese infinite. I sindaci che dicono? La Regione che fa? O, per meglio dire, alla Regione Lazio cosa si chiede? Solo ciò che non è di prima utilità per il popolo, ma per chissà chi, sì?
Limitatamente ad Anzio, direi che ci siano tutti i presupposti per decretarla una città sempre meno efficiente e soprattutto non sicura. Un pronto soccorso che funziona come il succitato attenta alla salute comune invece di preservarla”.
Questa la testimonianza di una cittadina di Anzio sulla situazione del pronto soccorso che, drammaticamente, rispecchia mille testimonianze di questo periodo. Il poco personale presente è chiamato a fronteggiare una mole di lavoro disumana, con il doppio effetto di stancare gli operatori e di fatto negare il servizio alla popolazione che spesso si vede costretta ad andare altrove. Creando inefficiente e malcontento la Asl poi registra una diminuzione degli accessi e tagli ulteriormente fondi e personale. Una situazione assurda in un territorio popolarissimo sia d’inverno che d’estate e che ogni giorno perde o vede scadere i servizi sanitari.