Giuseppe Pistolin, per tutti Peppe Ciavatta, cuore e coscienza della città di Nettuno, è scomparso ieri dopo una vita in strada ed ha provocato un maremoto di emozioni in chi lo ha conosciuto giovane e bello, in chi lo vedeva per le vie della città e non ne conosceva la storia, in chi non ha mai capito perché abbia scelto di vivere così.
Peppe aveva fatto una scelta di vita estrema, per motivi che appartengono solo a Lui, in strada, solo, spesso al freddo. In tantissimi gli hanno offerto aiuto, soluzioni, un tetto sulla testa, assistenza. Ma non era quello che voleva.
Anche il comune di Nettuno e i servizi sociali avevano cercato di ‘adottare’ Peppe, gli avevano fornito un delegato a cui rivolgersi, una persona che aveva la sua tutela legale. Per mesi si è cercato di convincerlo, vista anche l’età, ad accettare una soluzione di vita più comoda, ma non è bastato. Peppe non voleva aiuti e certamente non voleva nessuno che gli dicesse come doveva vivere. Una scelta lucida la sua e non negoziabile. Spesso quando qualcuno gli si avvicinava per offrire aiuto, iniziava a parlare per convincerlo a cambiare vita, si girava e se ne andava.
Peppe era un uomo ruvido ma sempre positivo e la città gli voleva bene. In questi giorni, la notizia della sua scomparsa ha fatto emergere questo sentimento di affetto. Tantissimi cittadini di Nettuno hanno scritto sulla nostra mail per ricordarlo, ancora di più hanno lasciato un commento, un ricordo, una foto sulle nostre pagine social per testimoniare il legame profondo con un uomo che con la sua scelta di vita ha spiazzato molti. C’è chi lo ricorda da giovane “Alto, coi capelli un po’ lunghi, sempre ben vestito, e il cappotto lungo che lo faceva tanto figo…le ragazze gli morivano dietro e lui era un gran paravento…io me lo ricordo così quando a 16 anni frequentavo la piazza” scrive una donna. Un’altra spiega il soprannome Peppe Ciavatta. “Ciavatta perché quando giocava a baseball aveva il guantone da ricevitore detto ciavatta appunto”. Era appassionato di sport, di Coca cola e ovunque andava nessuno gli negava un panino, una lattina, un maglione, qualcosa per coprirsi meglio.
Nell’ultimo anno dopo essere stato ‘residente’ prima alla galleria Lumaca, poi nella sala d’attesa del pronto soccorso di Anzio, dopo aver deciso di stare al Borgo e l’estate, qualche volta, in spiaggia, aveva scelto i giardinetti di via della Liberazione. Ad occuparsi di lui i ragazzi della pizzeria Sampei, dove andava a prendere bibite, pizzette e panzerotti con una certa frequenza. “Ci eravamo affezionati” ha detto il titolare, perché nonostante l’aria burbera Peppe sapeva farsi voler bene. Sono stati loro a chiamare i soccorsi sabato, quando si è sdraiato a terra, come faceva sempre per dormire, ed hanno capito che non era solo appisolato.
I sanitari, come già altre volte in passato, sono accorsi per capire come stava. Lo hanno portato di corsa in ospedale ma la sua salute era compromessa. Un’emorragia cerebrale lo ha stroncato e non c’è stato nulla da fare. Domani alle 11,30 i cittadini di Nettuno potranno salutalo per l’ultima volta nella chiesa di Sant’Anna a Cretarossa. L’addio di Nettuno ad un vero personaggio della città, che andando via si porta con sé il senso di appartenenza e protezione che Nettuno ha sempre avuto per lui.