Sono almeno due i killer, che presumibilmente sono venuti a Nettuno dal sud Italia, arrivati oggi per uccidere il boss della “Società Foggiana”, Antonello Francavilla, al vertice del clan Sinesi-Francavilla insieme al fratello Emiliano, al suocero Roberto Sinesi e al figlio di quest’ultimo Francesco. Antonello è stato raggiunto da almeno cinque colpi di pistola al petto, quando ha aperto la porta ai due killer che si sono qualificati come poliziotti per farsi aprire. Francavilla, ai domiciliari in attesa di scontare i mesi residui della sua pena, aveva il braccialetto elettronico e non usciva di casa. Appena colpito, ma sempre lucido, ha gridato al figlio di scappare ma il ragazzo, 15 anni appena, non ci è riuscito. Il ragazzino era in bagno e stava per farsi una doccia quando gli hanno sparato una scarica dei colpi, uno dei quali lo ha raggiunto alla testa. I giudici che avevano disposto i domiciliari per Francavilla, dopo 5 anni di reclusione per estorsione e spaccio di droga, tra le misure cautelari lo volevano a scontare il residuo della pena lontano da Foggia, evidentemente non a caso.
Il boss era ai domiciliari da marzo 2021 stato condannato per spaccio di droga nel blitz Gotha per concorso nell’importazione di 300 quintali di hashish dal Marocco via Spagna a Foggia. L’uomo è stato condannato per mafia nel maxi processo Corona alla società foggiana contrassegnato dal blitz del luglio 2013 con 25 arresti (queste due condanne sono definitive); ed è stato condannato (è in attesa del ricorso in Cassazione) a sei anni per estorsione aggravata dalla mafiosità nel blitz Rodolfo che fu contrassegnato dal blitz dell’aprile 2016 con dieci arresti. La vittima delle estorsioni fu un imprenditore del settore agroalimentare che per otto anni pagò il pizzo a esponenti di due clan della società foggiano attraverso tangenti mensili, assunzioni di personale in azienda che poi non lavorava e “contributi” per le spese legali di un detenuto. Il papà di Antonello Francavilla, Mario, detto il ‘nero’, fu ammazzato nel gennaio del 1993 mentre, a bordo di una city car, rientrava a casa. Il delitto avvenne nell’ambito della guerra ultra trentennale tra clan mafiosi rivali.
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