La crisi Ucraina arriva anche ad Anzio, sotto forma di quattro famiglie separate dal barbaro conflitto scatenato dai russi.
Quattro donne e quattro bambini, tre maschietti e una ragazzina, sono arrivati due giorni fa viaggiando in autobus, per 52 ore, senza cibo, acqua, con i pochi vestiti che avevano addosso, qualche peluche. Ora sono ospiti della nonna di uno di loro che da vent’anni vive in Italia, nel comune neroniano.
A raccontarci questa storia di guerra e dolore è proprio Nonna Rina.
“Dopo vent’anni in Italia e il matrimonio con un italiano sono rimasta vedova – ci racconta in lacrime – sto per vendere la casa in cui ho vissuto con mio marito e volevo tornare a casa mia in Ucraina, dove vive mio figlio, sua moglie e mio nipote. Sarei dovuta partire tra qualche settimana, ma è scoppiata la guerra e il mondo si è capovolto. Mio figlio viveva a Kiev con la famiglia, la notte in cui sono iniziati i bombardamenti, alle 5 di mattina, si sono alzati sconvolti dalla paura, hanno preso con se poche cose e pochi vestiti e sono fuggiti. Si sono diretti a Leopoli al confine. Mio figlio ha messo su un pullman sua moglie e il figlio, e con loro sono partite la nuora di una mia amica che vive in Ciociaria con i due figli, un’altra amica con una bambina ed oggi sono tutti qui ad Anzio. A darmi una mano Silvio Marsili, delle Guardie Zoofile, ma anche tanti cittadini italiani che mi conoscono e a cui ho detto che stavo aspettando persone dalla guerra. Mi hanno donato cibo e letti da campo, ora casa mia è un piccolo accampamento, ci sono tre donne e quattro bambini che hanno visto crollare il loro mondo”. Rina non smette di piangere mentre ci racconta che sente ogni giorno suo figlio, sotto i bombardamenti. “Voleva tornare subito. Kiev e combattere – spiega – ma non è facile, le strade sono bombardate, la zona non è sicura. per riuscire a tornare a difendere la città e il nostro Paese si è offerto volontario per aiutare la Croce rossa a portare aiuti ai cittadini colpiti, conosce la zona. Dovrebbe partire nelle prossime ore. Ma questa guerra è assurda, i cittadini russi non al vogliono e neanche noi, molti russi sono sposati con donne Ucraini, molti sono figli di donne ucraine, si può sparare contro al propria madre?”. Rina piange mentre guarda il nipote che fino a ieri viveva una vita normale e sicura nel suo Paese e oggi è in Italia con lei. “Vivo di pensione non so come faremo ad andare avanti se la guerra non finisce, queste non sono famiglie povere, ma non hanno modo di prelevare i loro soldi, la situazione è complessa e la paura di perdere i propri familiari ci sta uccidendo tutti. Una di queste ragazze ha la mamma in ospedale in Ucraina, è scappata di notte e non ha potuto salutarla e non poteva portarla con sé. Non Sto arrivando! neanche se la rivedrà mai”. “Voglio ringraziare tanti cittadini italiani che appena saputa questo situazione mi hanno dato una mano, hanno comprato scarpe e vestiti per i bambini che sono arrivati senza nulla. Il primo giorno li abbiamo portati al mare per farli distrarre e giocare e si sono bagnati, non sapevano più cosa mettersi. Viviamo nell’angoscia di sapere cosa accadrà dei nostri cari. Il cognato di una delle donne che sono qui è stato ferito in guerra, è un militare ed ora è in ospedale. Viviamo nel terrore e nella paura”. Rian è andata in commissariato per le pratiche necessarie a segnalare la presenza dei rifugiati in città. L’Europa in queste ore sta lavorando per concedere lo stato di rifugiato a tutti gli Ucraini e permettere loro di restare in Italia per 12 mesi senza problemi o permessi. La guerra distrugge famiglie, sogni, speranze. Negli occhi di queste donne e questi bambini che oggi sono ad Anzio l’orrore dell’attacco dei russi.