“Per non alimentare polemiche che non fanno bene né alla chiarezza né al dramma vissuto dagli italiani giuliano dalmati ho deciso di far trascorrere il giorno della rimembranza senza uscire con un comunicato. Eppure ritengo giusto portare il mio contributo, per quello che vale, sul tema. In questi giorni purtroppo la politica, soprattutto le destre, hanno voluto mettere il cappello sulla sofferenza patita dagli italiani dell’Istria e della Dalmazia, senza veramente voler affrontare la questione in modo oggettivo e storico. Purtroppo molti tendono a dimenticare che in quelle zone il fascismo mise in atto una crudele italianizzazione e fascistizzazione di tutte le minoranze linguistiche e culturali che sfociò nella creazione di crudeli campi di concentramento. Senza partire da questa scelta scellerata non si può fare verità storica ma semplicemente tifo da stadio. Quelle zone, storicamente di frontiera, hanno visto per secoli più di una dominazione e come conseguenza si formò una società multietnica e multiculturale che correntemente parlava almeno quattro lingue. Un alveo di pluralità che può essere visto come un prototipo dell’attuale unione europea. La scelta scellerata del fascismo di cancellare le identità culturali, esacerbando gli animi, con la fine del conflitto e la sconfitta delle forze nazifasciste, mise gli italiani di quelle terre nella condizione di essere trattati come fascisti sia in Jugoslavia sia in Italia, senza che effettivamente per la stragrande maggioranza fosse effettivamente così. Le colpe del fascismo non possono essere dimenticate quando si parla di foibe e quando si parla di esodo giuliano dalmata. Quegli italiani che dall’oggi al domani si trovarono tra due fuochi, in mezzo alla linea di demarcazione che era stata stabilita da Stati Uniti d’America, Gran Bretagna ed Unione Sovietica, hanno pagato un prezzo enorme e oggi non può essere utilizzato come argomentazione dalla triste politica odierna. Semplificare vuol dire infliggere ulteriori mortificazioni a chi ha patito pene indicibili. Non possiamo ricondurre all’agone politico la sofferenza di chi nei campi profughi di Trieste ha visto morire di fame e stenti i propri figli, di chi senza nessuno è stato condotto nei manicomi perché spaesato si è trovato senza certezze. La storia va valutata nel suo complesso e chi ha commesso atrocità va condannato senza che si voglia dimenticare anche chi quelle atrocità le ha causate con il suo comportamento terribile ed inumano”.
Roberto Alicandri consigliere comunale del Pd di Nettuno.