E’ stato approvato ieri, a larga maggioranza, il nuovo Statuto dell’Università Agraria di Nettuno. Non sono mancati spunti polemici da una piccola parte dell’opposizione, che infine ha lasciato l’assemblea, riunita al Golosone, dove il documento presentato dal Presidente Giampiero Gabrieli, è stato approvato dai soci.
La rivisitazione dello Statuto dell’Università Agraria di Nettuno prende le mosse dal generale riassetto dei domini collettivi, la cui importanza Socio-economica è destinata a svilupparsi.
“Per tale univoco scopo – ha detto il Presidente Gabrielli nella sua relazione – la Legge richiamata sceglie lo status della persona giuridica privata, denominata dominio collettivo e funzionale allo scopo di garantire, tutelare, implementare e valorizzare il patrimonio collettivo allo stesso affidato nel rispetto delle tradizioni locali e della perpetua destinazione agro-silvo-pastorale, patrimonio antico, denominato patrimonio civico o demanio civico e come tale diverso da altre forme di proprietà collettiva dalla legge non considerate.
Ma la novità più importante è che la legge sancisce la qualificazione dei domini collettivi come “formazioni sociali” con la conseguenza di assumere grande rilievo sia sotto il profilo del collegamento dei domini stessi con i diritti inviolabili dell’uomo, sia sotto l’aspetto del vincolo, che viene a gravare sugli stessi domini collettivi, di adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Vincolo che realizza la fondamentale funzionalizzazione dei domini collettivi: enti solidaristici per definizione. Ovvero Enti ove si svolge, estrinseca e manifesta la personalità dell’uomo nell’ambiente di nascita, luogo della sua più radicale natura. E’ su questa considerazione che si è ritenuto, tra le possibilità offerte dall’ordinamento giuridico, di rintracciare la forma giuridica che meglio illustrasse i criteri di valorizzazione e tutela non soltanto del patrimonio collettivo nettunese, ma anche della formazione sociale posta alla base della struttura di gestione che l’Ente Università Agraria rappresenta”.
In questa ottica, tra le formazioni sociali previste dalla legge, oltre alle altre istituzioni di carattere privato che acquisiscono personalità giuridica mediante il riconoscimento concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, soprattutto le associazioni e le fondazioni. Lo scopo della fondazione, indicato all’interno dello Statuto, atto di costituzione, lungi dal lasciare libero il fondatore, imprime uno speciale vincolo di destinazione al patrimonio, il quale, in contrasto con i principi di libera circolazione dei beni e di libero sfruttamento delle risorse economiche, si giustifica con lo scopo di pubblica utilità cui è destinato, con esclusione, quindi, di ogni possibile forma di sfruttamento utilitaristico privato.
“E lo scopo cui è tesa la nuova Università Agraria di Nettuno – conclude il presidente nella relazione – in piena conformità alla natura giuridica dello strumento adottato, dettagliatamente inserito nel corpo dello Statuto, è quello di dotarsi di capacità di autonormazione sia per l’amministrazione soggettiva e oggettiva, sia per l’amministrazione vincolata e discrezionale; della capacità di gestione del patrimonio naturale, economico e culturale che fa capo alla base territoriale della proprietà collettiva, considerato come comproprietà inter-generazionale, in quanto caratterizzato dall’esistenza di una collettività i cui membri hanno in proprietà terreni ed insieme esercitano più o meno estesi diritti di godimento, individualmente o collettivamente, su terreni che la comunità distinta dal comune amministra, dunque finalizzato alla tutela, la valorizzazione e la conservazione del patrimonio agro-silvo-pastorale, l’Università Agraria di Nettuno, quale ente esponenziale della collettività titolare dei diritti di uso civico e della proprietà collettiva è dotata di personalità giuridica di diritto privato ed autonomia statutaria. Lo spirito che permea questa nuova veste dell’Università Agraria di Nettuno deve essere compreso in questo senso: “Questa conformazione può sembrare financo astrusa, epperò, risulta conseguenziale con le origini e la storia delle proprietà collettive e degli usi civici, che hanno avuto la funzione di garantire beni essenziali per l’esistenza dell’uomo attraverso una condivisione del bisogno e degli strumenti per il suo soddisfacimento così forte da elidere ogni elemento di individualismo, eliminando la soggettività del diritto di proprietà nel contesto del diritto di proprietà che:
- Nega financo quote individuali e facoltà di cessione;
- Che è collettivo, ma non frutto di comunione o condominio;
- Che è preclusivo di ogni parcellizzazione anche pro indiviso;
- È addirittura caratterizzato da un regime, del tutto eccezionale, di comproprietà intergenerazionale, obbligando ad una gestione attenta alle esigenze del presente, ma non meno incentrata sulla necessità di pensare alla preservazione e alla valorizzazione dei beni del demanio civico per le future generazioni.
In altri termini, l’attività di gestione del demanio civico non è la causa costitutiva dei domini collettivi, ma l’attività strumentale per realizzarne la natura di formazione sociale”.
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