E’ emergenza nel reparto Cardiologia dell’Ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno. La sala operatoria che i medici dell’ospedale utilizzano anche per impiantare i peacemaker al momento è inagibile a causa dello scollamento del pavimento di linoleum che crea un problema serissimo: fa entrare la polvere. L’ambiente non più sterile non si può utilizzare né per gli interventi programmati né per le emergenze. Una situazione assurda che sta creando non pochi problemi all’utenza. Sono gli stessi medici a dover dare questa spiegazione ai cittadini che hanno prenotato visite di controllo o che si recano all’ospedale con delle emergenze. Un fatto gravissimo a cui la Asl Roma 6 tarda a porre rimedio. Non meno grave, soprattutto perché il problema va avanti da mesi, è il fatto che la sala d’aspetto del pronto soccorso abbia molte sedute rotte o inagibili. A quanto pare ci sarebbero già quelle nuove ma saranno posizionate solo dopo i previsti lavori di restauro che non sembrano avere ancora una data certa. Una situazione al limite che ha dato a chi si è rivolto all’ospedale di Anzio la sensazione di un’area in dismissione.
“Sono senza parole – ci racconta una donna – ho portato mia madre per un controllo al cuore perché ha accusato un lieve malore ed ho visto un reparto al collasso, senza la garanzia del minimo essenziale. Non è dignitoso che la Asl costringa i medici a lavorare in questa situazione e, peggio ancora, che costringa i pazienti a venire a contatto con strutture fatiscenti, macchinari obsoleti che generano una profonda sfiducia nei cittadini nel momento più delicato, quando sono malati e vulnerabili”.
L’Ospedale di Anzio sconta la politica delle bugie della Asl Roma 6 e dell’ex Direttore generale Narciso Mostarda, che ha fatto a questo ospedale e questo territorio tante promesse mai mantenute. Non c’è la nuova risonanza, i reparti di ostetrici e ginecologia non hanno riaperto, la cardiologia sembra in dismissione, gli investimenti annunciati non sono mai arrivati.
Anche la politica, a livello locale, non sembra essere in grado di fare nulla per invertire la tendenza, drammatica di un ospedale lasciato a se stesso, in cui il perverso gioco sembra essere quello di svuotarlo di macchinari e professionalità per allontanare i cittadini e giustificarne la chiusura.