Si avvicinano i giorni del Natale, che, nonostante questa quarta ondata pandemica, conservano il loro fascino e la loro luce. Molti avranno forse perduto il senso del mistero che celebra la comunità ecclesiale nel Natale: Dio si è fatto uomo nell’umiltà della carne di Gesù di Nazareth. Tuttavia resta diffuso, nei segni e nelle parole che accompagnano questi giorni, l’anelito ad una luce più vera, ad una innocenza che ci appare perduta, ad una vita che sia un po’ più fraterna, ad una pace vera nei nostri cuori e nel mondo.
Il Natale, al di là delle convinzioni di ognuno, è infatti una festa che non mette paura perché lo sguardo è tutto rivolto ad un bambino adagiato in una mangiatoia. E i bambini non fanno paura. Dio, nascendo bambino, ha scelto di farsi debole per condividere la nostra fragilità e donarci la sua grandezza: “Colui che era adagiato nella mangiatoia è divenuto debole ma non ha perduto la sua potenza: assunse ciò che non era ma rimase ciò che era” (Agostino, Disc. 196).
È vero, anche quest’anno, i giorni natalizi ci trovano immersi nelle nostre fragilità e incertezze: la lunga pandemia ci ha stancati, ci ha fatto quasi dimenticare il gusto di un fraterno abbraccio o di una semplice stretta di mano. Siamo diventati ancora più consapevoli della precarietà delle nostre certezze umane e della nostra vita fisica. I centri di ascolto delle nostre Caritas parrocchiali possono raccontare infinite storie di povertà materiali, fragilità psichiche, posti di lavoro perduti.
Eppure risuona anche oggi, in questo Natale del 2021, per tutti, il lieto annuncio: un bambino è nato per noi (Is 9,5). Guardiamo, quindi, al Cristo bambino e “cresciamo insieme con lui” (Agostino, Disc. 196): la nostra debolezza può diventare luogo di grazia e benedizione, perché Dio stesso si è fatto debole, ha preso la nostra fragilità e l’ha resa sua. La mangiatoia in cui nacque Gesù (Lc 2,7) è il nostro deposito di quotidianità e fragilità: il Figlio di Dio vuol nascere proprio lì e ripartire da quest’esperienza. Il Natale, che irrompe nel nostro tempo inquieto e difficile, ci sfidi e coinvolga tutti, credenti e non credenti, davanti al mistero della carne fragile dei poveri, dei sofferenti, degli ammalati, degli anziani, degli esclusi, dei profughi e migranti che muoiono davanti ai fili spinati e nelle acque dei mari di questa nostra Europa.
“Cresciamo allora insieme con lui”: cresciamo in umanità e condivisione, cresciamo in sensibilità per la custodia del creato, cresciamo nella capacità di sguardi che restituiscano un sorriso, di parole che riscaldano il cuore, di gesti che ridonano bellezza ai volti stanchi e smarriti. Allora sì, sarà veramente Natale e l’inizio di un anno buono e felice. Auguri a tutti!
Vincenzo Viva
Vescovo di Albano