Al via, davanti al Tribunale di Roma, il processo su un presunto sistema corruttivo creato attorno alla locale Autorità portuale, che avrebbe spaziato da Civitavecchia a Formia e Anzio che vede tra gli imputati anche l’attuale consigliere regionale azzurro e capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Giuseppe Simeone.
I giudici hanno ammesso le prove e stralciato la posizione di un imputato, coinvolto in una vicenda su cui è stata ritenuta competente la Procura di Civitavecchia. La prossima udienza, per disporre anche una perizia sulle intercettazioni effettuate dai carabinieri, è fissata per il 24 gennaio 2022. Imputati, oltre a Simeone, l’imprenditore Carlo Amato, di San Cipriano d’Aversa, l’ex presidente dell’Authorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, Pasqualino Monti, che ha poi assunto la stessa carica presso l’Autorità portuale di Palermo, Dante Novello, dirigente regionale, Raffaella Pepe, dirigente regionale, Marco Acciari, funzionario della Regione Lazio, Marilena Terreri, ex dirigente del Comune di Formia, e l’imprenditore Luciano D’Orazio, di Marino, mentre è stata stralciata la posizione di Ferruccio Bonaccioli, ex capo ufficio gare dell’Autorità portuale. Il processo è scaturito da indagini iniziate nel 2011, con circa 40 indagati, ma chiuse soltanto lo scorso anno, quando larga parte dei reati contestati erano andati prescritti. I lavori oggetto degli accertamenti sono quelli realizzati a Formia in ambito portuale, ad Anzio, sempre al porto, a Minturno, per il ripascimento, a Civitavecchia e a Fiumicino. Secondo gli inquirenti, Simeone, all’epoca dei fatti consigliere comunale a Formia, avrebbe accettato la promessa di 10mila euro da parte di Amato, titolare delle società Icem srl e Somes Srl, per compiere atti contrari al proprio doveri d’ufficio, consistiti nel favorire la società dell’imprenditore casertano in futuri procedimenti di aggiudicazione di lavori pubblici presso il Comune di Formia e in relazione a una concessione avente ad oggetto un’area all’interno della città. L’ex dirigente Terreri è invece accusata di aver accettato sempre da Amato la promessa di somme di denaro e altre utilità per il pagamento dei manifesti per la campagna elettorale di Sandro Bartolomeo in cambio dell’aggiudicazione di future gare d’appalto a società e imprese riconducibili all’imprenditore, che con la Icem di Minturno nel 2013 era stato colpito da interdittiva antimafia dalla Prefettura di Latina, su richiesta di quella di Crotone. “Finalmente, dopo la chiusura della fase istruttoria, durata circa otto anni, siamo arrivati al processo – dice Giuseppe Simeone – in questa sede sono certo di poter dimostrare la mia totale estraneità ai fatti contestati. Ho sempre avuto fiducia nella magistratura e continuerò sempre ad averla così come sono pienamente cosciente della mia totale innocenza in merito all’oggetto del processo. Sono deciso ad andare avanti per dimostrare in tutte le sedi deputate che i fatti contestati non sussistono anche se questo dovesse comportare la rinuncia alla prescrizione. La verità è l’unico fine che intendo perseguire nel rispetto della mia persona, della mia famiglia, nonché dei cittadini e del ruolo istituzionale che ho l’onore di ricoprire”.