La pena è definitiva, ma sull’interdizione temporanea dai pubblici uffici dovrà tornare a pronunciarsi il gip del Tribunale di Velletri. La responsabile dell’ufficio stato civile del Comune di Anzio, Patrizia Tulli, e l’avvocatessa Ana Paula Bezerra Santos, con studio a Roma, coinvolte nell’indagine sul rilascio di documenti per far ottenere la cittadinanza e il passaporto a diversi cittadini brasiliani, si sono viste accogliere il ricorso presentato in Corte di Cassazione. Le due, arrestate nel febbraio scorso dagli investigatori del commissariato di Anzio, accusate di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, hanno ottenuto il patteggiamento della pena a due anni e mezzo di reclusione e mille euro di multa. Il gip di Velletri ha però disposto per loro anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici sempre per due anni e mezzo. Sostenendo che la pena accessoria non era stata concordata tra le parti in sede di patteggiamento e che il giudice non ha motivato il perché di quella durata, la dipendente comunale e l’avvocatessa hanno fatto ricorso. E la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata limitatamente appunto alla determinazione della durata della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, disponendo che il gip di Velletri ridetermini la stessa in base ai criteri fissati dalla norma, “dandone adeguata motivazione”. Patrizia Tulli e Ana Paula Bezerra Santos furono bloccate dopo cinque mesi di indagini che, per il commissariato, hanno portato a sgominare “un sodalizio criminale” che aveva “istituito una centrale di malaffare nella gestione di rilascio documentazione per ottenere la cittadinanza italiana da parte di cittadini brasiliani”. La responsabile dell’ufficio stato civile venne arrestata mentre riceveva dall’avvocatessa una busta contenente 500 euro.