E’ Walter Regolanti di Romolo al Porto ad intervenire sul video girato ad Anzio e Nettuno in cui diverse persone denunciano uno stato di sfruttamento totale del lavoro nella ristorazione, con una paga misera (20 euro al giorno) per 10/13 ore di lavoro, a volte un trattamento pessimo e nessuna possibilità di ‘carriera’ stabilizzazione o regolarizzazione da parte dei titolari, che puntano sugli stagionali e costi stracciati.
Sulla vicenda era intervenuto il consigliere Luca Brignone, invitando ad una riflessione profonda, e il consigliere Flavio Vasoli, che invece ‘salva’ l’esperienza coma parte di un percorso di crescita, che in molti casi però non c’è.
Regolanti parla della difficoltà a trovare personale che voglia davvero lavorare, che sia disposto al sacrificio, che si impegni sul serio a cui si possa affidare il proprio locale anche per fare turni meno stressanti. “Io a 53 anni lavoro anche 15 ore al giorno – spiega – e lo stesso fa mio fratello che è anche più grande, e molti invece vogliono venire a lavorare due o tre ore, chiedono permessi, giorni di risposo, durante una stagione in cui si deve lavorare con impegno anche per offrire un servizio ai turisti. In tanti anni di lavoro – spiega – io ho trovato 4 o 5 persone su cui possono sempre contare, non di più molte persone sono inaffidabili, pretendono un trattamento adeguato da un punto di vista economico ma non sono adeguati nel servizio che offrono. Oggi poi con il reddito di cittadinanza, la gente ti chiede di lavorare poco, di lavorare a nero, non ci rinunciano e non si impegnano. Stiamo crescendo una generazione di sfaticati, di giovani viziati che hanno tutto e non vogliono lavorare, fare fatica. Per quello che mi riguarda i sostegni economici li darei a chi si occupa dei disabili, chi fa fatica ed ha davvero bisogno, non di certo a chi potrebbe lavorare ma preferisce stare sul divano con reddito di cittadinanza, che anche se è poco è sempre meglio che lavorare. E’ dimostrato che il reddito di cittadinanza non funziona come forma di reinserimento nel mondo del lavoro, ma solo come sostegno ale famiglie. Noi abbiamo preso studenti dell’alberghiero, lavorano una stagione, poi vanno via, troppa fatica, non investono sul loro futuro, che è fatto di fatica, abnegazione e sforzi, ma cercano una vita facile e fatta di apparenze e divertimento, sempre attaccati ad un telefono, di questa parte della realtà nessuno parla”.