Nuovi dettagli emergono dall’indagine legata alla strage di Ardea. Dalla Procura di Velletri e dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, hanno fatto sapere che l’allarme è scattato alle 10:50 presso la Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Anzio dove sono giunte numerose telefonate di allarme da parte di alcuni residenti di “Colle Romito” che segnalavano tre persone raggiunte da colpi d’arma da fuoco esplosi in strada.
Parlando con i testimoni, i militari hanno capito che a sparare era stato un giovane di 35 anni. Subito una delle pattuglie intervenute ha raggiunto l’abitazione del killer, dove lo stesso era stato visto rientrare dopo la sparatoria. Mentre alcuni militari dell’Arma si occupavano di prestare i primi soccorsi ai feriti, mettendo in sicurezza l’area della sparatoria, altri Carabinieri hanno cinturato l’abitazione in cui si era rifugiato il malfattore. Al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine il bimbo più piccolo era già deceduto, mentre il fratellino più grande e l’anziano colpito alla testa respiravano ancora. All’esterno della casa è poi giunto il personale specializzato dell’Arma dei Carabinieri per un’eventuale negoziazione e irruzione presso l’abitazione in cui si era barricato il soggetto.
Le forze dell’ordine hanno quindi informato dei fatti il Sostituto Procuratore di turno della Procura della Repubblica di Velletri, il dottor Vincenzo Antonio Bufano, giunto anch’egli sul posto. Alle 15.30 il blitz: il personale specializzato del Gruppo Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri, elitrasportato immediatamente sul posto, previa autorizzazione del Pubblico Ministero, ha fatto irruzione all’interno dell’abitazione del killer, trovandolo senza vita nella camera da letto.
Ai piedi del corpo è stata rinvenuta una Beretta 81 cal. 7,65, la stessa utilizzata poco prima per uccidere le tre vittime. Secondo gli inquirenti, non è emerso alcun contatto tra l’omicida e le sue vittime né alcun rapporto di conoscenza tra gli stessi.
Sul conto dell’omicida, Andrea Pignani, classe 1986, risulta solo una lite familiare, verificatasi con la madre l’11 maggio 2020, che ha reso necessario l’intervento di una pattuglia di Carabinieri presso la loro abitazione di viale Colle Romito. In seguito era stato accompagnato da un’ambulanza al Pronto Soccorso del Nuovo Ospedale dei Castelli di Ariccia, dove giungeva volontariamente nel pomeriggio stesso per “stato di agitazione psicomotoria” con codice azzurro, venendo sottoposto a consulenza psichiatrica, a seguito della quale veniva dimesso la mattina successiva con diagnosi di “stato di agitazione – paziente urgente differibile che necessita di trattamento non immediato. Si affida al padre”.
Dagli accertamenti eseguiti non risultano ulteriori denunce o segnalazioni a suo carico né che l’omicida fosse in cura per patologie di carattere psichiatrico né tantomeno che fosse in possesso di certificazione medica rilasciata da strutture sanitarie. Le attività di indagine svolte dai Carabinieri di Frascati e di Anzio, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Velletri, proseguono, anche al fine di verificare eventuali responsabilità in ordine all’illecita detenzione dell’arma da sparo, per la quale non risulta sporta alcuna denuncia.
L’assassino di Ardea non era in cura per problemi psichiatrici
Nuovi dettagli emergono dall’indagine legata alla strage di Ardea. Dalla Procura di Velletri e dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma