di Ilaria Pirri
C’è un pò di Anzio in Formula 1: abbiamo intervistato Matteo Mormile, ingegnere del team Mercedes.
Ci sono persone che non compaiono in tv ma che aiutano a portare avanti il grande spettacolo delle corse automobilistiche, tra questi l’Ingegnere di Anzio, Matteo Mormile. Un ragazzo di 28 anni che, dopo la laurea e il trasferimento a Northampton, è riuscito a realizzare il proprio sogno: lavorare in Formula 1. Possiamo certamente affermare che Matteo è un’altra delle straordinarie menti tutte italiane che, con impegno, studio, sacrifici ma soprattutto con tanto merito, alla fine “ce l’ha fatta”. Un esempio di come si possa partire da piccole realtà di provincia, come quella di Anzio, ed approdare nel grande mondo della Formula 1 e non solo. Di seguito l’intervista rilasciata alla nostra redazione.
Matteo ti puoi presentare ai lettori e spiegare in cosa consiste il tuo lavoro?
Sono Matteo Mormile, ingegnere analista strutturale presso Mercedes AMG HPP, azienda che progetta e fornisce le Power Unit Mercedes per F1, FE e per la hypercar stradale ProjectOne. Il mio ruolo riguarda il calcolo strutturale, ossia ciò che permette tramite software di stabilire se la forma del componente possa provocare o non la rottura dello stesso.
Quale è la cosa più importante del tuo lavoro?
Per chi non è abituato al calcolo strutturale, il lavoro più arduo è quello di costruire un modello di calcolo stabile, affinché i risultati siano affidabili. Sappiate che il tempo richiesto dal calcolatore può variare dai pochi minuti alle giornate intere ed è imperativo essere time efficient.
A cosa hai dovuto rinunciare?
Il percorso universitario di Ingegneria Meccanica mette molto alla prova e per non rinunciare agli affetti né alle passioni personali alla fine, ho rinunciato alle ore di sonno.
Ho mantenuto veramente ritmi elevati per molto tempo e la F1 non è da meno.
Di cosa non puoi fare a meno?
Fare il passo di cambiare nazione non è una cosa da poco, ti stravolge in tutto e serve forza di volontà per ritrovare un proprio equilibrio. Di molte cose ho fatto meno, ma forse la cosa che non posso negarmi è la cucina durante il week end. Una pizza fatta in casa o una carbonara originale riportano quei gusti e profumi che azzerano le distanze ancor di più in tempo di Covid.
Il tuo è un lavoro in team, secondo te quanto è importante il gruppo nel tuo lavoro?
È essenziale e lo è ancor di più quando c’è un imprevisto o nei grandi progetti, dove contemporaneamente più persone lavorano su uno stesso compito. La comunicazione è la chiave del successo.
Con quali persone sei sempre in contatto?
Il mio dipartimento, occupandosi della progettazione di ogni singolo componente, fa sì che si è quasi sempre coinvolti in qualsiasi tipo di attività: dal contattare i fornitori al controllo qualità, passando per le attività di test necessarie per validare i componenti.
Hai dovuto lasciare la tua città di origine, cosa ti manca di più della vita “passata”?
Mi mancano la mia famiglia, gli amici e il mare, con tutte le abitudini che una persona ha prima di fare il salto nel mondo del lavoro. Per fortuna non mi manca la mia ragazza, in quanto vive con me e lavora anche lei in UK nella sua professione, ossia tatuatrice.
Potendo tornare indietro nel tempo rifaresti le scelte che hai fatto?
Ho ponderato sempre le mie scelte in ottica della loro utilità ai fini di far avverare il mio sogno di lavorare in F1 e me lo hanno permesso, quindi si, rifarei ogni singola scelta.
Quali sono i tuoi piani di lavoro per il futuro?
La mia carriera è agli albori, ho iniziato a settembre 2019. Ho molto ancora da conoscere dal punto di vista tecnico e ancor di più da quello aziendale, che permetterebbe poi una possibile ascesa nell’organizzazione aziendale. Il futuro per ora qui, dove ho veramente ciò che ho sempre desiderato.