Home Cronaca “A Pasqua state a casa”, appello di medici e infermieri esasperati

“A Pasqua state a casa”, appello di medici e infermieri esasperati

“A Pasqua state a casa”. L’appello risuona in tutta Italia, non solo dalle istituzioni, a lanciarlo in forma di supplica sono proprio le persone impegnate

“A Pasqua state a casa”. L’appello risuona in tutta Italia, non solo dalle istituzioni, a lanciarlo in forma di supplica sono proprio le persone impegnate in prima fila negli ospedali che cercano di riportare l’attenzione su quello che realmente sta accadendo nei pronto soccorso dedicati ai malati di Covid19. Dottori, infermieri e addetti alle ambulanze hanno davvero gravi difficoltà ad assistere il numero purtroppo crescente di richieste di aiuto.
LA TERZA ONDATA È PIÙ DURA
Questa terza ondata è più dura delle precedenti, perché le varianti hanno reso più subdolo il virus e anche perché la società intorno a noi sembra quasi non voler più interessarsene. Si pensa più ai soldi che alla vita delle persone, ai propri interessi più che alla propria sicurezza. Il risultato è che nemmeno più i periodi di zona rossa e l’avanzamento del numero dei vaccinati bastano a frenare il virus.
Sarà perché ormai è più di un anno che siamo invischiati in questa pandemia, sarà perché l’inizio delle vaccinazioni ci ha fatto sentire un po’ fuori dal tunnel del Covid, ma una grossa fetta di popolazione non sembra essere cosciente di cosa si sta vivendo oggi negli ospedali. Chi si ammala di Covid e non può restare a casa, perché magari la saturazione è calata troppo o la febbre non accenna a scendere o ci sono altre gravi complicazioni, viene catapultato in una realtà che nemmeno immaginava. Lunghe code delle ambulanza davanti agli ospedali, con ore di attesa su una barella, giorni e giorni su un letto del pronto soccorso in attesa che se ne liberi uno in qualche reparto di qualche ospedale nel Lazio e, per i più gravi, la difficoltà ora anche di trovare un posto in terapia intensiva. Un vero incubo, purtroppo molto reale.

L’appello a restare a casa è essenziale, non si può dimenticare che chi contrae il virus e viene ricoverato viene di fatto isolato dalla sua famiglia e che potrebbe anche non rivederla mai più. Ad Anzio e Nettuno questa drammatica esperienza l’hanno vissuta oltre  70 famiglie e, al momento, tra i due comuni del Litorale si sfiorano i 600 contagi. La prudenza è un obbligo assoluto.