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False cittadinanze a 600 brasiliani, 6 indagati e un arresto ad Anzio e Nettuno

Sono sei le persone coinvolte in un'indagine della procura di Velletri sulla creazione di di falsi documenti di cittadinanza italiana concessi ad oltre 600 cittadini

Sono sei le persone coinvolte in un‘indagine della procura di Velletri sulla creazione di falsi documenti di cittadinanza italiana concessi ad oltre 600 cittadini di nazionalità brasiliana che riguarda i Comuni di Anzio e di Nettuno.
Si tratta di un impiegata funzionaria dell’Ufficio di Stato civile di Anzio, di una impiegata funzionaria dell’Ufficio di Stato civile di Nettuno, di una cittadina italiana dipendente di un Caf a Nettuno, di due mediatrici culturali brasiliane e di un avvocato anche lei di origine brasiliana che avrebbero commesso i reati contestati dal 2017 al 2020.
Secondo l’accusa le persone coinvolte avrebbero prodotto fasi atti di residenza nei due comuni, anche affittando case di famiglia, procedura necessaria per poi concedere la cittadinanza italiana facendo riferimento a falsi e fantomatici avi italiani, di fatto favorendo l’immigrazione clandestina.
Tutte le persone coinvolte sono state destinatarie di un Avviso di garanzia e di un provvedimento di perquisizione e sequestro di documenti eseguiti nella giornata di oggi dal personale del Commissariato di polizia di Anzio e Nettuno.
Ad essere perquisiti gli uffici Stato civile di entrambi i comuni, da cui sono stati portati via i computer utilizzati delle due funzionarie coinvolte e tutte le pratiche relative ai cittadini brasiliani. E’ stata anche disposta la perquisizione domiciliare delle due donne, delle rispettive auto e il sequestro dei cellulari personali. La funzionaria di Anzio è stata arrestata, così come l’avvocato brasiliano. A quanto pare la polizia ha certificato un passaggio di soldi, all’interno di una busta, collegato alla lavorazione di una pratica.
La funzionaria di Nettuno invece, al momento non è in stato di fermo. Dopo la perquisizione in Comune è stata portata in commissariato ad Anzio per essere ascoltata sulle contestazioni che le sono state mosse. All’esito del confronto è tornata a casa. Per tutti l’accusa è la stessa: corruzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A tutte viene contestata anche l’aggravante del reato associativo.