Ieri la protesta di piazza dei commercianti e ristoratori di tutta Italia in piazza del Popolo a Roma. Presente anche un’ampia delegazione di Anzio e Nettuno i cui delegati, come tutti gli altri, stanno soffrendo crisi e chiusura. Di seguito l’intervento sul palco di Alessandro Bernardi, della Kinsale Irish pub di Nettuno, che ha preso la parola in qualità di vice presidente dell’Associazione Italiana Barmen A.B.I. Professional.
“Vedo qui davanti a me imprenditori, lavoratori, madri e padri di famiglia che stamattina hanno fatto l’ennesimo sacrificio decidendo di manifestare, nonostante il freddo e la pioggia – ha esordito Bernardi – Donne e uomini che non si arrendono, che chiedono di lavorare, che non mollano. Ammiro e ringrazio tutti voi per essere qui e per avermi dato l’onore di parlare a vostro nome.
Io sono uno di voi.
Mi chiamo Alessandro Bernardi e sono un imprenditore, proprietario di un pub e anche io, proprio come tutti voi, non lavoro da mesi. Come vice presidente dell’Associazione Italiana Barmen A.B.I. Professional sono qui per raccontare le difficoltà che da tempo hanno messo in ginocchio il nostro settore, quello del Bar Industry.
Da ormai un anno, chiunque lavori in un pub, una birreria, un albergo, un locale notturno o un bar non dorme la notte, pensando che domani potrebbe essere il giorno in cui verrà licenziato o quello in cui dovrà dichiarare fallimento o quello in cui chiederà un altro prestito in banca. La stessa preoccupazione che affligge il settore alberghiero ed i professionisti che ci lavorano i quali non sanno neanche se e quando torneranno a lavorare.
Governo e mezzi di informazione ci accusano di essere noi i responsabili dei contagi, perché creiamo movida e assembramenti incontrollati.
Ci accusano di essere indisciplinati, di non rispettare le regole, di essere illegali: questa parola che pesa come un macigno sulle nostre spalle. Ma non è la realtà. La realtà è che siamo lavoratori onesti, donne e uomini che si sacrificano per la propria famiglia, rincasandoanche alle 3 di notte, dopo ore di fatica. Siamo imprese che offrono un’opportunità ai giovani, a quelle ragazze e ragazzi che muovono i primi passiproprio nei nostri locali come camerieri, come bartender, come cuochi, assistenti o sommelier. Siamo imprenditori indebitati che devono estinguere mutui e saldare le fatture dei fornitori, che pagano le tasse e che, fino all’arrivo di questo maledetto covid, contribuivano fortemente alla ricchezza di questo paese. Siamo quindi una risorsa preziosa, non un covo di criminali da tenere in scacco. Negli anni abbiamo imparato a gestire la nostra attività con professionalità e competenza, nel rispetto delle leggi e ultimamente anche dei numerosi DPCM che si susseguono a ritmo forsennato, giorno dopo giorno. Per questo non capiamo come una politica ottusa ed incapace preferisca chiudere tutto, anziché gestire l’emergenza. Basterebbe anche solo provarci. Noi per primi siamo figli e padri.
Noi per primi non metteremo mai a rischio la vita dei nostri cari.
Noi per primi vogliamo lavorare in sicurezza e salvarci la vita.
Parlo a nome di migliaia di imprenditori e lavoratori quando dico che il nostro primo obiettivo è tutelare i nostri clienti, grazie ai quali diamo da mangiare ai nostri figli, alle nostre famiglie.
Ed è per questo che chiediamo a gran voce la riapertura in tutta sicurezza, così come chiediamo di condannare chi non rispetta ed applica i protocolli stabiliti. E da gran lavoratori quali siamo, ci siamo rimboccati le maniche e siamo venuti qui con una soluzione pragmatica, una proposta reale. Una proposta che pensa a noi, domani quando riprenderemo le nostre attività, che ci dia quella liquidità che ad oggi ci hanno tolto. Poniamo quindi l’accento sul sistema contributivo e su come incentivare le assunzioni ed evitare soprattutto i licenziamenti. Creare un meccanismo simile a quello del credito d’imposta studiato per le ristrutturazioni al 110%.
Mi spiego meglio.
La soluzione che proponiamo è quella di trasformare in credito d’imposta, per tutto l’anno 2021, i contributi generati dalle buste paga dei dipendenti, con possibilità di cederlo a terzi soggetti.
Così con questo sistema, gli imprenditori potranno assumere dipendenti con contratti regolari e chi ha difficoltà nel reperire liquidità potrà sopravvivere, vendendo il proprio credito ad altri soggetti, senza andare in sofferenza.
Ma questo è solo uno dei tanti interventi che possono risollevare il nostro settore.
Noi, professionisti esperti della nightlife, ci rendiamo disponibili a confrontarci con chi, al governo, abbia il desiderio di non abbandonare uno dei motori produttivi dell’economia italiana.
E proprio come un buon padre di famiglia, io sono qui a difendere la mia categoria contro le prepotenze delle istituzioni. Ho fiducia nelle nostre risorse ed abbiamo coraggio da vendere: quindi difendiamo il nostro lavoro e lottiamo per un futuro sereno e pieno di speranza da lasciare ai nostri figli”.