di Ilaria Pirri
“Vogliamo la didattica a distanza”, intervista ai rappresentanti d’istituto delle scuole superiori di Anzio e Nettuno.
A marzo del 2020 è iniziata la più grande interruzione dei sistemi educativi della storia, che ha interessato tutti gli studenti in più di 190 paesi nel mondo. Anche all’interno del nostro territorio nazionale, una delle prime direttive per contrastare l’avanzata del virus è stata proprio la chiusura totale delle scuole di ogni ordine e grado.
Va però precisato che il problema della scuola non nasce con il coronavirus. Sono ormai anni che, anche a livello locale, si assiste al problema delle classi sovraffollate, o “classi pollaio” e alla mancata regolarizzazione degli edifici scolastici che ormai, troppo spesso, sono fuori norma in materia di sicurezza. Una problematica che la pandemia ha solo evidenziato ulteriormente e di cui stanno pagando le conseguenze gli studenti di oggi.
La chiusura delle scuole, insieme alla gestione della didattica a distanza (DAD) e poi variata in “didattica mista”, sta favorendo la nascita di un gap tra studenti pre-pandemia e studenti post pandemia. Tanto è vero che, come evidenziato da una ricerca condotta dal Censis, Il 74,8% dei dirigenti scolastici intervistati, ha verificato come l’utilizzo emergenziale di modalità di didattica a distanza abbia ampliato le differenze nell’apprendimento tra gli studenti, a seconda del livello di disponibilità di strumenti e di supporti informatici. Una condizione che, insieme a quella degli edifici scolastici che non consentirebbero il distanziamento sociale al loro interno, ha portato alla mobilitazione dei rappresentati d’istituto delle scuole superiori di Nettuno e Anzio: Liceo Innocenzo XII, Liceo Chris Cappell College e ITIS Luigi Trafelli. I ragazzi, stanchi di subire una situazione che pregiudica il loro futuro, hanno inviato al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, agli Uffici e ai Dirigenti Scolastici delle loro scuole, una lettera all’interno della quale denunciano i problemi della didattica mista e annunciano l’inizio di uno sciopero che ha lo scopo, come scritto, di “perseguire il metodo didattico più idoneo ed efficace per la nostra sicurezza e per il nostro futuro”.
Di seguito, in sintesi, la presa di posizione dei rappresentanti d’istituto Margherita Rigoni e Alessandro Brunetti all’interno del programma Linea Diretta che andrà in onda sul canale televisivo YoungTv.
Dopo i decreti del Presidente del Consiglio ed il rientro a scuola l’11 gennaio, i rappresentanti d’istituto riportano che, già nel periodo natalizio, gli studenti avevano espresso delle perplessità circa la possibilità di rientro a scuola con la modalità di didattica mista sperimentata tra settembre e ottobre.
Infatti, i ragazzi, pur preferendo la didattica in presenza, ritengono non sia il metodo d’insegnamento più adatto per il momento storico che stiamo vivendo. Tanto è vero che, come riportato all’interno dei sondaggi effettuati dai diversi istituti, nonostante le difficoltà che molti studenti hanno incontrato con la DAD, più della maggioranza la preferisce rispetto alla didattica mista. Durante l’intervista, a coloro che sostengono che gli studenti preferiscano la didattica a distanza perché “sfaticati”, la rappresentante d’istituto Margherita Rigoni replica sostenendo che questo sia un metodo che comporta il triplo del lavoro per studenti e insegnanti e che sia “necessario investire non nel rincorrere la modalità in presenza, ma nel migliorare quello che abbiamo”. Come ribadisce anche il rappresentante d’istituto Alessandro Brunetti, la protesta studentesca non nasce per perdere ore di lezione, ma perché gli studenti sono “una voce ed è giusto che questa voce venga ascoltata”.