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Da Nettuno ad Udine per combattere il Covid: intervista all’infermiere Simone Pirri

Da Nettuno ad Udine per combattere il Covid: intervista all’infermiere Simone Pirri
E’ andata in onda, all’interno del programma Linea Diretta del 7 gennaio, l’intervista ad un giovane infermiere, nato ad Anzio e cresciuto a Nettuno, Simone Pirri, in servizio presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, prima al pronto soccorso Covid ed ora nel reparto di medicina Covid. Un giovane laureato trasferitosi a Udine, nel pieno del periodo emergenziale, che fa parte di quella categoria che soprattutto in questo periodo sta dimostrando la sua importanza per l’intera comunità. Di seguito l’intervista.


Dopo la laurea avresti immaginato di lavorare per arginare una situazione di emergenza sanitaria come quella da covid 19?
La mia formazione professionale non escludeva un simile evento ma l’ipotesi che si potesse verificare in modo talmente grave da sconvolgere la vita di tutti noi, era una situazione talmente remota da apparire impossibile.
Mi descrivi in sintesi quali sono le maggiori criticità che sta affrontando il personale sanitario?
Non in ordine di importanza, sicuramente l’elevata affluenza dei malati e la necessità di curarli in maniera adeguata garantendo la qualità delle terapie, la necessità di non abbassare mai la guardia per non contagiarsi e non contagiare, anche per non ridurre il numero di operatori sanitari essenziali per l’assistenza. Inoltre, la questione non secondaria, di dover assistere le persone non solo dal punto di vista terapeutico ma anche da quello umano, lontane dalla famiglia, assalite da mille paure e dal timore di non potercela fare.
Perché hai scelto questa professione, è un lavoro come gli altri?
Ho vissuto per ragioni familiari, situazioni di malattia risolte da interventi sanitari efficaci, con l’intervento di professionisti qualificati e ricchi di doti umane, volevo anche io svolgere una attività così, che consistesse nell’aiutare gli altri quando si trovano in una condizione di sofferenza fisica avendo una adeguata preparazione.
Ritieni importante il rapporto di fiducia tra infermiere e paziente per la gestione del paziente Covid?
Certo. Il rapporto che si stabilisce con il malato è essenziale, ci deve essere empatia e coinvolgimento tra gli operatori sanitari ed i pazienti, sempre.
Rispetto alla tua persona quali sacrifici hai dovuto/devi fare?
La situazione in cui lavoro è molto stressante. E’ difficile non pensare ai malati che assisti in ospedale quando sei a casa. Cerchi di distrarre i pensieri, magari con gli impegni di vita quotidiana e in questo non aiuta la lontananza fisica dalla mia famiglia che vive a Nettuno.
Quali sono le cose importanti che senti di dire alle persone, alcune delle quali non credono che il Covid sia così pericoloso?
Di sicuro cambierebbero idea qualora vedessero la sofferenza dei pazienti ricoverati affetti da covid, l’invasività delle terapie da effettuare, la solitudine con cui devono affrontare la malattia.
Farai /hai fatto il vaccino?
Lo farò all’inizio della prossima settimana, ho fatto apposita richiesta come la gran parte degli altri colleghi. E’ un gesto di responsabilità che dobbiamo fare per gli altri e per noi.
(Ip)