Col coprifuoco dalle 24 alle 5 nel Lazio da venerdì prossimo tornerà l’autocertificazione. E lo stesso, con qualche differenza di orario, vale per Campania e Lombardia. Gli spostamenti in orario notturno saranno consentiti solo per motivi urgenti o di lavoro e dovranno essere comprovati tramite il modulo di autocertificazione. L’autodichiarazione è anche in possesso degli operatori di polizia e può essere compilata al momento del controllo.
La nuova ordinanza che dispone misure più stringenti per il Lazio è stata firmata nei giorni scors dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, con il ministro della Salute, Roberto Speranza, ma partirà da questa sera per i limiti di orario e da lunedì per la didattica a distanza e avrà la durata di 30 giorni.
In particolare si potenzierà la rete COVID attraverso l’incremento di posti letto dedicati all’assistenza di pazienti affetti da COVID-19, identificando strutture pubbliche e private ulteriori rispetto a quella già inserite nella rete COVID, anche parzialmente dedicate e provvedere all’ampliamento dei posti di quelle già inserite in rete, fino al raggiungimento di 2913 posti letto di cui 552 dedicati alla terapia intensiva e sub-intensiva. A partire dalla notte tra venerdì 23 ottobre e sabato 24 ottobre, saranno vietati gli spostamenti in orario notturno sul territorio della Regione, dalle 24 alle 5 del giorno successivo, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze (a titolo esemplificativo, per i lavoratori, il tragitto domicilio, dimora e residenza verso il luogo di lavoro e viceversa), e per gli spostamenti motivati da situazioni di necessità o d’urgenza, ovvero per motivi di salute. Inoltre a partire da lunedì 26 ottobre, potenziare la didattica digitale integrata nelle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado e nelle Università. Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado incrementano il ricorso alla didattica digitale integrata per una quota pari al 50 per cento degli studenti, con esclusione degli iscritti al primo anno, mentre le Università incrementano il ricorso alla didattica digitale integrata per una quota pari all’75 per cento degli studenti iscritti, con esclusione delle attività formative che necessitano della presenza fisica o l’utilizzo di strumentazioni.