Home Cronaca Corruzione, la Direzione antimafia sequestra 4 aziende a Latina: 11 arresti

Corruzione, la Direzione antimafia sequestra 4 aziende a Latina: 11 arresti

Imprenditori, faccendieri, criminali comuni e pubblici ufficiali coinvolti nell'inchiesta Dirty glass. La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), dopo un'indagine

Imprenditori, faccendieri, criminali comuni e pubblici ufficiali coinvolti nell’inchiesta Dirty glass. La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), dopo un’indagine durata anni questa mattina ha posto fine ad un sodalizio criminale in Provincia di Latina, che ha portato a 11 arresti.
I vari soggetti, partendo dalla commercializzazione del vetro hanno messo in atto reati fiscali, tributari, fallimentari, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, intestazioni fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accessi abusivo a sistemi informatici, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d’asta, e pure sequestro di persona e detenzione e porto di armi da fuoco. La Direzione distrettuale antimafia di Roma e la polizia stanno eseguendo in queste ore 11 misure cautelari e sequestrando 4 società attive proprio nella commercializzazione del vetro. Tra gli arrestati Alessandro Sessa, colonnello dell’Arma, in passato comandante della compagnia carabinieri di Latina, coinvolto nel caso Consip che ha coinvolto la famiglia dell’ex premier Matteo Renzi, (accuse da cui è stato prosciolto). L’inchiesta ha portato gli investigatori a scoprire “una qualificata rete di relazioni” attraverso cui gli indagati, in larga parte imprenditori della provincia di Latina e altri di origini campane, avrebbero gestito le proprie attività commerciali realizzando profitti illeciti acquisendo asset distratti da società commerciali in dissesto, dalla turbativa di procedimenti di esecuzione e da attività di riciclaggio di proventi di attività delittuose. Grazie anche a una serie di attività tecniche di intercettazione, la squadra mobile di Latina ha poi fatto luce sull’utilizzo di appartenenti alla pubblica amministrazione a disposizione degli indagati, che gli inquirenti definiscono sistematico, per consentire agli altri indagati di mandare avanti il sistema illecito senza essere scoperti.
Gli inquirenti definiscono notevole la capacità degli indagati di relazionarsi con appartenenti al mondo della criminalità organizzata, in particolare per risolvere eventuali contrasti con altri imprenditori, “avvalendosi della forza di intimidazione, derivante dall’appartenenza di tali soggetti a clan autoctoni di natura mafiosa nel territorio di Latina. Molti del resto i punti di contatto tra l’inchiesta “Dirty glass” e le indagini sul clan di origine nomade Di Silvio.
Il principale indagato è l’imprenditore Luciano Iannotta, di Sonnino, con diversi precedenti alle spalle. In carcere anche l’imprenditore Luigi De Gregoris, 48 anni, Natan Altomare, 44 anni, già coinvolto nell’inchiesta sulla criminalità rom denominata Don’t touch, da cui è uscito pulito e Pasquale Pirolo, 71 anni. Ai domiciliari, oltre al colonnello Sessa, l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Sezze Michele Carfora Lettieri, Antonio e Gennaro Festa, 61 e 35 anni, e Thomas Iannotta, 25 anni, figlio di Luciano. Divieto di dimora in provincia di Latina infine e sospeso dal pubblico ufficio il poliziotto Stefano Ivano Altobelli, di Sonnino.
Indagato a piede libero, per corruzione, anche un impiegato della Corte dei Conti, Fabio Zambelli, accusato di corruzione per aver accettato la “promessa” di 50mila euro, il 5% del valore di una tangente, per mettere a disposizione dei soggetti coinvolti nella corruzione di un funzionario regionale una stanza all’interno dell’ufficio giudiziario in viale Mazzini, dove volevano “trattare riservatamente” la corresponsione di mazzette per aggiudicarsi nel maggio 2018 un appalto della Regione Lazio. Le indagini continuano.