Sono passati 200 giorni dalla chiusura delle scuole a Nettuno e ad oggi circa 50 lavoratori AEC (Assistenti Educativi all’infanzia nelle scuole) devono ancora percepire dall’INPS la FIS (Fondo Integrazione Salariale) iniziando a creare effetti devastanti sul piano econonico e sociale per questa categoria di lavoratori, molti dei quali non hanno più le risorse economiche neanche per far mangiare i propri figli.
A questa situazione si aggiunge il ritardo nella riconversione dei Servizi da parte del Comune di Nettuno. Lo dichiara in una nota il Responsabile del Dipartimento del III Settore UIL FPL Roma e Lazio Pietro Bardoscia.
Sinceramente – prosegue Bardoscia – riteniamo inspiegabile il ritardo del Comune, visto anche i vari incontri svoltosi nelle ultime settimane tra Dirigenza, Assessori, la nostra organizzazione sindacale e la Cooperativa Kolbe che gestisce il servizio, nei quali si erano individuate varie soluzioni alternative per effettuare assistenza ai bambini con disabilità del paese, nel rispetto della sicurezza prevista dalle normative vigenti, e che avrebbe garantito al tempo stesso un valido sostegno al reddito per gli stessi lavoratori, che ricordiamo non vedono un euro da oltre 3 mesi a causa dell’emergenza Covid. Il tutto a costi aggiuntivi pari a zero, dal momento che si sarebbero utilizzate le somme non impiegate nel servizio AEC di marzo, aprile, maggio e giugno già stanziate in bilancio. E’ ora di dire basta, non possono essere i lavoratori a pagare i ritardi dell’INPS, e i ritardi dell’amministrazione Comunale. Per questo facciamo un appello all’INPS di competenza di accellerare l’erogazione del Fondo integrazione salariale e sollecitiamo il Sindaco di Nettuno, l’Assessore alle Politiche Sociali e la Dirigente competente ad accellerare sull’attivazione dei servizi da riconvertire, ricordando che si era previsto di iniziare i primi giorni di giugno 2020 – conclude Bardoscia.