di Ilaria Rosati
Ieri mattina, alle 11, si è tenuta presso il Tribunale di Velletri una manifestazione ad opera di una categoria, quella degli avvocati, mai come in questi ultimi tempi dimenticata dalle indicazioni del governo, rispetto alla fine delle misure restrittive legate al coronavirus che hanno riguardato tutti i settori della società.
Distanziati e nel pieno rispetto delle distanze previste, i legali hanno così abbandonato i loro Codici in maniera simbolica fuori l’entrata principale al fine di far sentire la propria voce e chiedere di poter ripartire con le attività della giustizia. atre mesi dal blocco.
Tra i manifestanti anche l’avvocato di Nettuno Fabrizio Lanzi. “Sono tre mesi – ha detto l’avvocato Lanzi – che non lavoriamo, adesso il lockdown è finito, tutte le attività sono regolarmente riprese, addirittura anche il mercato comunale ma gli avvocati non possono ancora accedere alle cancellerie o tenere udienze. Siamo qui per dire basta, vogliamo tornare ad esercitare la nostra funzione sociale garantita dalla Costituzione in favore dei clienti e della collettività. Oggi eravamo 200 se non ci ascolteranno torneremo venerdì prossimo e saremo 400 e così via”. Problematica, quella sollevata dalla categoria degli avvocati, che mette in luce come molto spesso a pagare il prezzo più alto dello stop alle attività connesse alla giustizia, siano gli stessi cittadini che, privati di un diritto essenziale quale quello alla difesa, si siano visti congelare l’esercizio dei propri diritti in attesa di una ripartenza che, per la giustizia, stenta ad arrivare.
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