“Le notizie che giungono dalla Chiesetta del ‘600 del Cimitero Civile di Nettuno sono a dir poco allarmanti. Una ripresa pubblicata dal consigliere Mancini raffigura chiaramente tre persone che svolgono un’attività lavorativa manuale, privi delle più basilari norme di sicurezza sul lavoro. Ad una prima ricognizione che abbiamo fatto tramite la Giunta e i dirigenti sembrerebbero non esserci atti amministrativi che giustifichino questi lavori. Se ciò dovesse essere confermato, sarebbe un fatto di una gravità inaudita. Chiediamo all’Amministrazione di fare immediatamente luce sull’accaduto e di chiarire se è estranea ai fatti denunciati e in tal caso di agire legalmente contro ignoti”. Lo scrivono in una nota stampa i consiglieri comunali di opposizione a Nettuno Waldemaro Marchiafava, Roberto Alicandri, Antonio Taurelli e Marco Federici.
“Diversamente – aggiungono – dovranno essere accertati eventuali abusi. Ricordiamo che stiamo parlando di un edificio monumentale di riconosciuta rilevanza artistico-culturale che non può essere sottoposto a interventi senza la supervisione degli enti preposti. Non possiamo e non vogliamo credere che qualcuno abbia pensato di far dare una ‘romanella’ a questa pregevole chiesetta, trattandola come lo scantinato di casa propria. Possiamo tollerare, con amarezza, la mancanza di sensibilità artistica e culturale, ma non possiamo consentire lo spregio verso il patrimonio pubblico e verso le tutele amministrative. Anzi, lanciamo un appello alla consigliera Ilaria Bartoli, in qualità di laureata in conservazione del patrimonio artistico, che possa farsi vettore presso la maggioranza delle nostre serie preoccupazioni. E comunque per onestà intellettuale è doveroso ringraziare il consigliere Daniele Mancini per aver fornito la prova documentale di fatti denunciati. A differenza di quanto da lui dichiarato, noi abbiamo le mani slegate e siamo liberi di poter fare opposizione, ma siamo anche liberi di non farci mai strumentalizzare da nessuno anche se in opposizione. Cerchiamo di essere obiettivi, di valutare il bene comune in modo autonomo e indipendente. In forza della nostra indipendenza non faremo solo proclami, chiederemo l’intervento della Polizia Locale e della Sovrintendenza dei beni culturali per accertate lo stato dei luoghi e successivamente verrà convocata la Commissione Trasparenza per reperire informazioni in merito a questi fatti, non essendo stato possibile trovare dati tramite l’accesso agli atti”.