Non potrà riabbracciare i figli di dieci anni fino alla fine dell’emergenza coronavirus. Si tratta di una infermiera che lavora ad Anzio e che, dopo la decisione del giudice, ha deciso di scrivere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il motivo di questa scelta da parte del magistrato risiede proprio nella sua professione, che la espone al contagio. Lei ha 39 anni e non è una delle operatrici sanitarie in prima linea nei reparti Covid. Fa il suo lavoro e poi torna casa. Ma il giudice ha deciso: i bambini resteranno affidati al padre, da cui la donna si è separata nel 2017, fino a fine emergenza. Fino all’insorgere dell’emergenza coronavirus l’affidamento dei figli era congiunto presso l’abitazione della madre, ad Anzio. Questo significa che il papà, un funzionario di banca, aveva diritto a vederli nel fine settimana e comunque ogni volta che ritenesse opportuno. Ma con l’arrivo dell’emergenza e dei decreti di lockdown, le cose sono cambiate.
Preoccupato per la situazione, l’uomo ha iniziato a scrivere all’ex moglie messaggi whatsapp ed e-mail, chiedendole di tenere i bambini per tutto il tempo necessario al superamento della fase più acuta della emergenza. Inviti che la donna ha ignorato. Con le vacanze di Pasqua arriva la svolta. Il 2 aprile i bimbi si recano qualche giorno a casa del papà, sempre ad Anzio, con l’accordo di tornare dalla mamma il 13 aprile, per Pasquetta. Ma il giudice di Velletri anticipa il verdetto e dispone l’affidamento temporaneo all’uomo. Decisione che ha lasciato la donna di sasso.
L’infermiera ha quindi deciso di scrivere una lunga lettera a Sergio Mattarella: “Sono orgogliosa di essere un’infermiera, ma non sono convinta di dover rinunciare al mio ruolo di mamma. Trovo tutto questo un atto di discriminazione nei confronti della figura infermieristica, una violazione grave del mio ruolo di madre, un danno notevole per la crescita dei miei figli”. Ora la donna, seguita da un avvocato, attende che le istituzioni facciano qualcosa. “Non sono nemmeno operativa in un reparto Covid. I miei piccoli non sono in pericolo. Chiedo giustizia”.