Caratterizzazione a La Cogna, ritardi che causano gravi danni alla
salute dei residenti e alle finanze pubbliche: la politica si dimentica delle acque attinte dalle falde della zona, probabilmente inquinate, o peggio ancora vuole forse riaprire in provincia discariche chiuse senza nessuna bonifica?
Proprio in queste ore amministratori pubblici e dirigenti del Comune di Aprilia, dal sindaco Terra all’assessore all’ambiente Biolcati e poi, ancora, i dirigenti del settore Terribili e Paccosi, oltre al segretario generale Di Rini e al Presidente del Consiglio Comunale De Maio, si sono ritrovati sulle loro scrivanie l’ennesima diffida e contestuale sollecito ad adempiere all’ordinanza del Tar 320/2019 sulla Caratterizzazione del sito di La Cogna da parte della Paguro proprietaria dell’area in questione.
“Una missiva – spiegano dagli uffici legali della Paguro – inviata per conoscenza anche al Prefetto Maria Rosaria Trio, alla Procura della Repubblica di Latina e alla Procura Regionale della Corte dei Conti, per sottolineare i ritardi e i danni che l’inerzia del Comune di Aprilia sta causando sia chi come la nostra azienda ha già impegnato somme e risorse umane in previsione dell’opera di Caratterizzazione del sito, sia alla collettività in termini economici e ambientali”.
Non sfuggirà infatti all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica che tali, ingiustificati, ritardi possono comportare anche l’aggravamento – oltre che dei costi per la collettività – di eventuali rischi per la salute pubblica e l’ambiente connessi alla situazione di possibile, risalente contaminazione del sito, con le conseguenti eventuali responsabilità ambientali, penali, civili, amministrative ed erariali a carico dell’Amministrazione Comunale di Aprilia. Infatti appaiono particolarmente significative le preoccupazioni e le esigenze di urgenza formulate dalla competente ASL di Latina, riportate anche nel parere unico della Regione Lazio.
Urgenze dovute guarda caso anche al fatto che la stessa Azienda Sanitaria Locale ha evidenziato un eccesso di mortalità per patologie neoplastiche nella zona. Mentre l’Arpa Lazio nel suo parere positivo ha sottolineato la necessità di indagare sull’inquinamento della falde acquifere.
Alla luce di tutte queste considerazioni, non comprendiamo l’inerzia dell’amministrazione Terra e il rischio che, dopo aver perso nel 2013 un finanziamento regionale di 650mila per la bonifica dell’area, ora si perda anche l’opportunità di indagare sui reali rischi ambientali presenti in quella zona senza gravare sulle finanze pubbliche.
“Evidentemente alcuni politici – scrivono dall’Ufficio stampa della Rida – preferiscono alimentare la paura piuttosto che agire per il bene della collettività, agevolando invece quei gestori pubblici che con il loro impianto di depurazione, subito reso operativo con una determina lampo, trattano acque attinte dalle falde della zona e utilizzate nelle civili abitazioni, probabilmente inquinate, caricando di ulteriori costi la collettività. O peggio, preferiscono agevolare chi in provincia vuole riaprire discariche già chiuse senza nemmeno un minimo di bonifica dei siti”.