Home Politica Nettuno – Chiavetta: “La battaglia non finisce qui”

Nettuno – Chiavetta: “La battaglia non finisce qui”

In un lungo intervento l’ex primo cittadino di Nettuno Alessio Chiavetta durante il Direttivo del Pd aperto anche agli x assessori e alla stampa, in cui i dissidenti e firmatari delle dimissioni che hanno portato alla caduta della giunta non si sono presentati (inviando una lettera in cui spiegavano di non ritenere l’incontro al sede opportuna dl confronto anche a causa del clima di tensione) si è tolto qualche sassolino dalla scarpa è ha fornito la sua versione di una crisi annunciata.

“C’è stata una fuga dal confronto che è iniziata a dicembre ed è andata avanti fino ad oggi. Io non sono capace a trovare le soluzioni – ha detto Chiavetta, riportando le accuse che gli sono state mosse dai suoi antagonistu – allora ditemelo voi – ha aggiunto – come si fa la condivisione. Non è andata bene nessuna soluzione tra quelle proposte, né nel merito né nel metodo. Forse volevano delle sedute di autocoscienza ma qui ci si deve anche prendere la responsabilità di decidere. Il capogruppo del Pd – ha aggiunto riferendosi a Nicola Burrini – ha condiviso il metodo delle dimissioni e, nelle prime due riunioni ho lasciato spazio al confronto tra tutta la maggioranza, non presentandomi. Alla terza riunione mi sono presentato con una scaletta dei temi. Abbiamo iniziato dicendo che si doveva discutere delle questioni più spinose poi mi hanno detto bisogna parlare di tutto. Ogni volta era un nuovo sistema. Alle riunioni successive c’è chi non si è più presentato e poi c’è stato un black out totale nelle comunicazioni. I dissidenti non ci hanno più risposto a nessuna convocazione, né con la mail né con whatapp e il primo a riceverla e a non dare segni di vita è stato Matteo Selva. Questo mi ha dato la certezza che non c’era la volontà di risolvere la crisi. La volontà era fare altro una volontà partita molto tempo prima e che infine si è concretizzata. C’era chi chiaramente non poteva tornare indietro rispetto a certe scelte. Non ho ritirato le dimissioni perchè sono attaccato alla sedia ma perché tutti si devono prendere le proprie responsabilità. Mi volevano far cadere a dicembre per votare a maggio, ma non ha funzionato. Ho una dignità personale che non è orgoglio. C’è chi ha motivi di rivalsa nei miei confronti ma è un suo problema oggi ognuno si deve prendere il suo pezzo di responsabilità. Hanno chiesto il dibattito interno al partito, poi il confronto in consiglio, infine non si sono presentati da nessuna parte e si è preferito raccogliere le firme di notte andando a prendere i consiglieri nei ristoranti. Oggi – ha detto ancora Chiavetta – dobbiamo chiedere scusa alla città e dovrebbero farlo anche loro che hanno queste grandi verità in tasca e qualcosa di meglio da fare che venire a parlare con noi. Ma quello che voglio sia chiaro è che la battaglia non finisce qui. Noi abbiamo sempre puntato sulla legalità. Sono straconvinto di pagare ancora oggi la scelta di aver scacciato la Nettuno servizi. Scelte che Pamela Polito non ha capito è probabile non capirà mai. Lo stesso vale per i parcheggi. Volevo i soldi in cassa da gestire. Pago a livello personale alcune scelte, sono l’obiettivo da colpire a partire dalla richiesta di arresto avvenuta sotto elezioni e che si è rivelata solo fumo.

Noi come comune – ha sottolineato l’ex Sindaco – ci siamo costituiti parte civile in tutti i processi per mafia, unico ente locale a farlo, ho sempre avuto la legalità come punto di riferimento, sono cose di cui sono fiero e che ho fatto ben volentieri. Magari posso anche non aver condiviso alcune scelte ma le ho portate avanti per senso di condivisione che non sono chiacchiere a vanvera come magari lo sono per qualcun altro come Selva. Non ci si dà una ripulita firmando le dimissioni. I famosi dissidenti scappano da mesi, anche stasera. Sul parcheggione mi prendo le mie responsabilità, ma ce ne sono anche altre e se c’era chi voleva un’altra ditta lo dovrebbe dire chiaramente. Sono stati solo giochetti, la verità è che la questione si poteva risolvere e non si è voluto. Anche sul parcheggione si è fatto come la famose tela di Penelope, si discuteva per risolvere e poi si sfasciava tutto. Dovevano dire chiaro e tondo che avevano in mente un altro percorso politico. Dovevano solo dirlo. Dovevo dirlo prima anche io che i problemi erano tanti e diversi, ma il senso della responsabilità mi ha fermato dando fiato a chi sta in piazza a fare la politica da strada. Ora io dico questo: Non finisce qui, ora si inizia a combattere. Alessio ci può anche non essere da qui a un anno ma il Partito deve farsi garante della limpidezza del percorso che mi ha portato qui oggi. Non mi sono sottratto al confronto, sono gli altri che scappano. Come si fa a dire che questa non è la sede consona e il clima non era quello giusto per discutere? Siamo delusi amareggiati e anche incazzati, il clima è giusto. Sono consapevole – conclude – che bisogna ripartire ma a certe regole”. Il segretario provinciale Rocco Maugliani, infine, ha ribadito che alcuni percorsi non sono compatibili con la permanenza nel Pd, pur ammettendo che il partito di errori ne ha fatti. Sta di fatto che, alla luce della caduta della giunta e di ben sedici firme sul documento per le dimissioni dal consiglio, al di là dei personalismi che pure chiaramente ci sono, l’analisi su cosa abbia davvero portato alla fine di questa esperienza politica, deve essere approfondita come pure il ruolo di un partito che non è riuscito in alcun modo a mediare e far dialogare, in una parola a trovare una soluzione che evitasse il commissariamento.