“Dopo un periodo di silenzio da parte mia è arrivato il momento di spiegare la situazione attuale della Città”. Lo scrive in un comunicato stampa il sindaco di Nettuno, attualmente dimissionario Alessio Chiavetta.
“Ci tengo a precisare che tale silenzio non significava avere qualcosa da nascondere o un vuoto di idee – aggiunge – ma era dovuto al bisogno di evitare di fare forzature o prestare il fianco a polemiche per errate interpretazioni di parole che in un momento di tensione possono essere intese in maniera distorta; prova ne è il contenuto della mail ricevuta solo dai membri di maggioranza e che è stata girata ad un giornale locale, una comunicazione interna che è stata esposta parzialmente alla pubblica piazza, quando cosa corretta sarebbe stata allora la divulgazione totale e non parziale. Invece, una mail che era solo un promemoria per i membri di maggioranza e pertanto scritta in tono confidenziale è diventata lo strumento per qualche “esperto politico” di attacco al sottoscritto.
Andiamo oltre queste mancanze di stile e di correttezza, ricordiamo invece quello che è stata la storia di questi anni. Dal 2008 ad oggi molto è stato fatto dalla nostra amministrazione, nonostante le condizioni di partenza non fossero delle migliori, per essere riduttivi. Forse ci siamo dimenticati che l’ente usciva da un commissariamento di 2 anni e mezzo e che si era al limite del fallimento (dissesto finanziario), per non parlare dello stato di difficoltà in generale della città. I risultati ottenuti in questi anni di sacrifici da parte di tutta la città sembrano siano stati cancellati da posizioni demagogiche se non addirittura qualunquiste, in alcuni casi al limite della diffamazione. Il principio di rimozione della memoria – sottolinea Chiavetta – può essere giustificato politicamente per i rappresentanti dell’opposizione, anche se non onesto intellettualmente, mentre ciò non vale per chi ha fatto e fa parte della maggioranza, per chi ha lavorato per quei risultati e ne ha beneficiato in campagna elettorale. Il più grande dispiacere è proprio questo: utilizzare termini populistici, disconoscendo il proprio ruolo e i propri meriti, per lucrare politicamente in una fase di crisi, per certi versi voluta e indotta dagli stessi soggetti. Dimenticare i risultati conseguiti e attaccare la propria esperienza di governo in maniera strumentale, denota una mancanza di correttezza nei confronti della storia della città, soprattutto della propria storia. Sono mesi che ci impantaniamo in discussioni sterili e dove ogni volta c’è qualcuno che forza la mano per ottenere propri risultati politici. E’ inutile ripercorrere le singole vicende, ma per qualcuno è sempre motivo di vanto, stile “io l’avevo detto…”; forse chi così si comporta dovrebbe chiedersi: “Ma io, oltre ad aver pontificato e giudicato, cosa ho fatto per risolvere i problemi e per portare delle proposte positive per la città?”. Troppo difficile da affrontare? No, se ci si mette la volontà, non solo di fare, ma almeno di non ostacolare chi vuole rimboccarsi le maniche e lavorare per la città.
La storia di questi mesi insegna che il fermo dell’amministrazione dipende da una tecnica di ostruzionismo attuato da più attori in momenti diversi, io mi prendo la responsabilità più grande: quella di non averle impedite prima e di non aver alzato la voce nei momenti più duri. Credevo che il senso di responsabilità, anche se con diverse sfumature, permeasse tutti noi, invece devo prendere atto che, al di fuori dei proclami, l’interesse nei confronti della città era solo una semplice parola da usare in maniera strumentale. Anche i 20 giorni di dimissioni hanno dimostrato che la volontà è forse di altra natura, dico forse perché ancora non risultano chiari i motivi che hanno portato alcuni ad assumere certi atteggiamenti. Mi sarei aspettato una maggiore attività da parte di chi aveva chiari i problemi e chiare le soluzioni, almeno nelle dichiarazioni di principio, e invece abbiamo assistito ad una fuga silenziosa, salvo poi assistere al profluvio di parole vuote dei comunicati, anche da parte di chi aveva chiesto una serie di segnali di discontinuità, di cui le dimissioni erano l’apice, e ora ne disconosce la paternità o meglio fa finta di non saperne nulla. Al contrario, la mia volontà di rispondere invece alla città e a quelle tante persone che mi hanno manifestato affetto e la preoccupazione di un vuoto politico istituzionale nel caso della conferma delle mie dimissioni, mi spinge a ritirare le dimissioni e a dare un impulso forte e nuovo all’attività amministrativa, anche per dimostrare che il blocco non era determinato dal sottoscritto ma da inutili ed estenuanti discussioni e rincorse alle intenzioni dei singoli che avevano sempre un nuovo moto di confronto, con il solo fine di spostare l’attenzione dalle cose concrete su quelle inconsistenti. Condivido il senso di cambiare verso, proclamato a gran voce da qualcuno, e proprio in questo senso credo che dobbiamo ripartire di gran lena, rinominando una giunta snella di diretta responsabilità del Sindaco, mettendo in atto i punti amministrativi attuali, in primis quelli di codice rosso. Questo è il senso di essere amministratori ed esponenti politici, assumendosi le proprie responsabilità di fronte alla città. Ora non si gioca più a smontare le questioni di volta in volta per poi non agire e quindi non concludere nulla, la famosa tela di Penelope; inoltre, devono finire i ricatti politici, quelli che citavo in consiglio, che non erano nulla di strano ma solo mossi dalla convinzione che fossi attaccato alla sedia e che non potessi reagire alla pretestuose richieste politiche che si sono susseguite in questi mesi. Il buon senso e il senso di responsabilità che mi ha mosso per evitare inutili vuoti amministrativi, in contrasto con la volontà popolare delle ultime elezioni, ha creato questa situazione. Ora basta – conclude Chiavetta – ripartiamo dal mandato dei cittadini e chi vuol esserci avrà occasione di lavorare per il bene della città; altrimenti, chi vuole che si arrivi alla conclusione di questa esperienza deve assumersene la piena responsabilità politica e morale di fronte alla città tutta, senza più alibi né giochi delle tre carte; i cittadini sapranno giudicare quello che accadrà così come hanno saputo giudicare l’esperienza della prima consiliatura. Ripartendo da uno spirito di responsabilità e convinzione della prima ora, dobbiamo rimboccarci le maniche e ripartire veramente convinti di attuare le scelte importanti per la città, lasciando le parole vuote a chi non ha altro da esprimere”.