Il consigliere comunale del Pd di Anzio Anna Marracino precisa i contenuti del suo intervento in Commissione Trasparenza in merito alla questione della Piscina comunale.
“A mio avviso – spiega – l’affidamento temporaneo alla Federazione Italiana Nuoto nelle more di un affidamento attraverso regolare bando di gara poteva essere fatto in quanto ente di diritto pubblico, però sicuramente si possono discutere le modalità, l’affidamento gratuito per 3 mesi di un impianto sportivo di carattere economico, seppur alla FIN, genera sicuramente un danno erariale in un bilancio Comunale già pieno di debiti. Ho fatto notare inoltre che l’eventuale ripianamento da parte del Comune di un eventuale saldo passivo di gestione. Ulteriore problema per le casse del Comune. Ho fatto notare al Sindaco, che leggendo la convenzione, e non imbeccata da nessuno, perché so leggere e scrivere, si evidenziano numerosi vulnus: Ho chiesto se esistesse un inventario degli accessori, mobilio, attrezzature e quant’altro di proprietà del Comune o se per caso le suppellettili varie non risultassero di proprietà del Comune chi le avrebbe dovuto acquistare per rendere fruibile la piscina all’utenza? Questo perché in un preciso articolo si parla di consegna della piscina comprensiva di accessori, mobili, arredi ed attrezzature. Il Sindaco ha risposto di non essere a conoscenza di inventari di sorta e ha dato garanzia che nel caso le avrebbe acquistate la Fin. Ho chiesto inoltre che dalla Convenzione si evince che la Fin ha la possibilità di affidare ad un terzo la gestione temporanea della piscina e se nella fattispecie tutti i benefit concessi alla Federazione (esonero dal pagamento della TARI, manutenzione ordinaria etc) poi potessero essere prerogativa anche dell’eventuale affidatario temporaneo. Il Sindaco ha garantito che la Fin gestirà in proprio l’impianto e che pertanto questa possibilità era scongiurata. Ho ribadito che però la parola di un Sindaco è importante ma la convenzione che si andrà a stipulare non lo menziona e che un atto vale più di tante parole. Tanto era dovuto per chiarezza”.