Non è un’impresa semplice quella di cercare tirare le fila di una vita dedicata alla politica, della storia di un uomo tre volte Sindaco della città di Anzio, compresi gli ultimi difficili dieci anni. Di un uomo che ha iniziato a fare politica quando era ancora un ragazzo e quando questo termine aveva un significato completamente diverso da quello che ha oggi, in cui i partiti erano legati ad idee e ideologie, mentre oggi sono legati al volto di un leader e spesso nascono e muoiono con lui.
Non è un’impresa semplice ma ci vogliamo provare a raccontare il percorso politico, ma anche molto umano, di Luciano Bruschini, socialista per ideologia e passione e passato a Forza Italia, quando la prima Repubblica è stata travolta dalle indagini, con qualche sofferenza, ma con amore per sua città e perché, spiega, “me lo hanno chiesto amici e perché dopo una lunga pausa dalla politica, volevo tornare a fare qualcosa per la mia città”.
E qualcosa per sua città Bruschini davvero l’ha fatta, anche se pochi conoscono i dettagli di questo impegno. “Oggi – ci racconta in una mattinata di sole, durante una lunga chiacchierata al bar con il volto finalmente disteso – tutti a dire che piazza Pia l’ha fatta De Angelis, che in qualche modo è anche vero, visto che l’ha realizzata, ma il progetto per rimetterla a nuovo l’ho voluto io e, forse, fatto come intendevo io, sarebbe stato anche più bello. Il progetto lo hanno fatto l’architetto Marigliani e l’ingegner Assomma, e prevedeva anche i portici in materiale plastico bianco sotto tutti i negozi, con delle scritte che segnalavano l’attività che c’era sotto. Quando sono tornato a fare il consigliere comunale alla fine degli anni ’80, per la realizzazione della piazza, il Comune aveva preso un mutuo decennale che abbiamo rimborsato senza riuscire a spendere la somma di 3 milioni di euro prevista per la realizzazione. Soldi dedicati che sono rimasti in cassa. Rispetto alla piazza attuale avevamo pensato ad una fontana più piccola ma più alta con un calice che voleva essere un brindisi di benvenuto ai turisti e ai cittadini, con quattro delfini simbolo del nostro mare. Quando sono stato eletto consigliere con Candido De Angelis Sindaco la prima cosa che gli ho detto è stata: Adesso la piazza la facciamo, e l’abbiamo fatta. Già all’epoca – spiega Bruschini – mi immaginavo Anzio più città e meno paese, volevo togliere i lecci e sostituirli preferibilmente con dei palmizi, per la piazza pensavo a materiali locali e per l’inverno avrei mantenuto l’attraversamento tra via Gramsci e via XX settembre ma oggi sono contento che sia tutto pedonale, il centro di Anzio è bello e a misura di passeggiata e famiglie, a misura di turisti”.
Quando si stava decidendo della nuova piazza, prima dell’elezione di De Angelis, quando c’erano ancora i partiti storici, la Dc, il Psi, il Partito comunista, le discussioni in assise erano anche di natura ‘strettamente politica’.
“Quando presentai il progetto della nuova piazza – spiega Bruschini – in consiglio comunale litigai con i delegati del Partito comunista perché dissi che la piazza doveva essere il salotto della città. Un termine che non gli è piaciuto per niente, il salotto era un concetto ‘borghese’”. Ma non solo sulla piazza c’è la mano di Bruschini. “L’attuale Ufficio tecnico – spiega – l’ho fatto io, all’epoca Villa Adele e quella parte dei giardini erano frequentata dai drogati, una zona che era meglio evitare, oggi invece è un paradiso. Abbiamo investito sulla riqualificazione e sul verde, i pavimenti degli uffici li ho scelti io, lo stesso vale per i mobili, dove ieri c’era degrado oggi c’è un ufficio moderno al servizio dei cittadini”.
Ma come nasce – chiediamo – l’interesse per la politica?
“In realtà – ci spiega l’ex Sindaco – la politica non mi interessava per niente, ma mi interessavano le battaglie sociali. Erano i primi anni ’70 ero partecipe delle lotte dei diritti civili: Aborto, divorzio, lotta operaia, statuto e diritti dei lavoratori. Erano anni in cui ci si sentiva partecipi di una battaglia comune, in cui si era popolo e insieme si ottenevano cose per migliorare la vita di tutti. La politica era l’ultima cosa. Mi sono trovato a confrontarmi con l’onorevole Fortuna, mi piaceva e mi iscrissi al partito Socialista per sostenere queste battaglie. All’epoca il Sindaco di Anzio era Pasetto. Per i socialisti ad Anzio c’erano Cesare Misi, che considero un grande Maestro, Leandro Polverini, Luigi Bruschini, mio fratello, era consigliere socialista. Avevo 25 anni. Io ero uno dei più giovani, c’erano Duilio Del Gatto e altri, vecchi socialisti del dopoguerra, persone genuine semplici, attaccate al territorio, i paesani veri. Io all’epoca li vedevo vecchi, erano persone che venivano da guerra sofferenza e privazioni, vedevano il mondo in un modo diverso da noi che siamo nati subito dopo e che guardavamo avanti”.
Quando è stata la prima volta che si è candidato?
“Nel ’75 concorse mio fratello Massimo – racconta – fu il primo eletto. Appena 15 giorni dopo morì. Era il 28 dicembre e lui aveva un brutto male. Nell’80, 5 anni dopo, concorsi io e fui eletto. Ero all’opposizione di Piero Marigliani Sindaco. Nell’85 sono stato rieletto e, con D’Amico Sindaco io sono stato nominato assessore ai Lavori pubblici. Con quella vittoria la Dc ad Anzio, per la prima volta andò all’opposizione. Devo dire che le battaglie politiche le ho sempre vinte. Ci ho sempre creduto e, con molto impegno, le ho portate a buon fine, sempre con l’aiuto di chi, come me, ci credeva. Da soli non si va da nessuna parte. Dal dopoguerra fino all’85 al governo di Anzio c’è stata sempre la Dc, con noi le cose sono cambiate, all’epoca è stato un fatto clamoroso. I socialisti erano il secondo partito cittadino, con il 22%”.
Di quegli anni cosa ricorda?
“Nell’85 – spiega – in qualità di assessore ai Lavori pubblici, abbiamo deciso con la maggioranza di fare i depuratori ed è l’unico motivo per cui oggi abbiamo la qualità delle acque migliore del Lazio. Subito dopo la guerra – spiega – chi ha governato ha pensato solo a ricostruire e a fare nuove case per chi non le aveva più, ed era anche giusto, poi dopo si è pensato alle strutture. E’ stata una fatica realizzarli, perché non c’era una cultura ambientale. A dicembre dell’’85 scadevano i termini per fare i depuratori e, in gran fretta, abbiamo realizzato i progetti, fatto un esproprio e capito che dovevamo realizzare l’impianto a Colle Cocchino perché tutte le fogne conducevano i liquami in zona. La fatica è stato fare i conti con espropri e ricorsi il Tar che sospendeva i lavori, la magistratura che ci seguiva sia perché non si andava avanti in fretta come avevamo sperato, ma anche perché i cittadini ci denunciavano e frenavano tutto. Come facevi sbagliavi, ma eravamo certi che i depuratori fossero la cosa giusta. Controllammo tutti gli impianti e gli stabilimenti sulla costa, uno per uno, gli impianti per la fogna di ogni cittadino e azienda, per imporre il collegamento all’impianto. E’ stata dura ma questo oggi ci regala un mare pulito. Ancora c’è qualche problema, bisognerebbe adeguare l’impianto di ulteriori 20mila unità ma intanto c’è e funziona. A Lido dei Pini ne abbiamo fatto un altro, c’era chi lo voleva fare a Cavallo morto ma mi sono imposto, deve stare vicino al mare, altrimenti servivano milioni solo per trasportare i tubi fin li e solo di corrente sarebbe costato un patrimonio. Oggi ci vantiamo tutti dell’acqua ma allora a lavorarci sono stato io”.
Alle volte ci si impegna ma pochi riconoscono il lavoro fatto…
“Mi è capitato nella vita di sentire le cose più assurde – racconta Bruschini – le persone ci rimproverano qualunque cosa e non considerano davvero quello che hai fatto. Una signora di Lavinio mi ha urlato di tutto perché diceva che la zona era trascurata, anche se molto c’è da fare, abbiamo investito li più che in ogni altra zona. E’ vero che partiva con tanti problemi, ma proprio per questo ci è costata tanto. Una delle grandi opere realizzate è stata l’acquedotto di Lavinio stazione, ma non solo. C’erano scuole in affitto negli appartamenti, anche li mi sono dovuto impegnare. In via Machiavelli il Collodi lo abbiamo fatto noi. L’acqua non c’era, i cittadini avevano i pozzi, abbiamo completato le fogne ovunque, anche con il contributo dei cittadini che costruivano le case. Abbiamo fatto il ponte alla Stazione. Inizialmente era previsto davanti alle 4 casette ma li era inutile, invece lo abbiamo fatto sulla stazione, costi lievitati. Da 800 milioni a 2,5 miliardi di vecchie lire, ma aveva un senso e ha dato una svolta. Lavinio stazione è stata sempre al centro degli interventi, anche per il parcheggio del centro commerciale Zodiaco lo abbiamo fatto noi, i parcheggi sono pubblici, poi per carità c’è sempre da fare, da migliorare. Un quartiere nato in modo spontaneo con tanti problemi, c’è da migliorare la viabilità, da realizzare qualche area di svago, ma è comunque la zona in cui è stato speso di più. Ho ottenuto i fondi Fio per l’acquedotto, per portare l’acqua a Sacida e via Cipriani e a Lido dei Pini e poi quasi ovunque. C’è ancora da completare la rete, molto abbiamo fatto, ma non abbiamo la bacchetta Magica. A Lido dei Pini ho realizzato la prima scuola antisismica, sicurissima. La scuola Falcone l’abbiamo fatta noi, è un prefabbricato che poi ha subito lavori di completamento e miglioria, l’impresa Andreotti lo ha realizzato, di cose fatte ne vedo tante e le ricordo tutte. Lo stesso a Villa Adele, tutto il fabbricato è stato ristrutturato da me, poi il museo civico Archeologico è stato aperto da Candido”.
Una serie di opere di rilievo – chiediamo – e tanti investimenti…
“Investimenti per 64 miliardi di lire – ricorda Bruschini – quando ero assessore ho realizzato 300 km di fogne e strade, oggi sono fatti acquisti ma nessuno si ricorda come sono state fatte e quando, di chi si è impegnato per questi risultati. Via Verdi dopo tante riunioni e incontri l’abbiamo illuminata poi tutti vogliono giustamente di più, ma le cose si fanno a step, soprattutto oggi, dal marciapiede al parco. Comunque non si può giudicare una vita politica solo dalle cose fatte, dai lavori. L’Amministrazione agisce sulle opere e sulla città ma anche e soprattutto sulle persone e spesso questa parte degli investimenti non si vede ma è la più utile e la più bella. Un milione di euro sulle strade ti fa amare da tutti ma lo ripeto, meglio una strada di meno e la possibilità di dare una mano a chi non paga l’affitto, chi sta male, chi non riesce a fare la spesa. I casi umani sono quelli che da Sindaco non ti fanno dormire la notte, ti fanno pensare che il Sindaco non ha tutti i poteri che servono”.
“Una signora – racconta Bruschini – mi criticò perché avevamo messo 50mila ero sulla cultura mentre lei non aveva l’acqua a casa, ma non si può ragionare solo sul problema del singolo, esiste una collettività con esigenze collettive. La città ha tanti aspetti da considerare, da tenere presenti. Una città è fatta anche di monumenti. Io sono riuscito a realizzare quello per Papa Innocenzo, quello di Nerone ma non sono riuscito a fare un monumento a Cesare Battisti. Se vado in piazza Battisti mi aspetto di trovare la statua. Senno è tutto un paesone piatto, questo aspetti fanno la città, danno identità alla città. Io avrei spostato anche piazza Cavour e avrei fatto una statua anche per lui, Cavour una statua se la merita. Alle volte ti chiedi meglio una fontana o una fogna? Solo una cosa è certa, da soli non si fa nulla, serve identità, servono persone che vivono la città con gli stessi sentimenti, molti dicono di amare la città ma fanno poco per dimostrarlo. Dalla pulizia dei marciapiedi vicino casa all’immondizia lasciata per terra. Amare la città vuol dire tante cose, vuol dire raccoglier una cartaccia, agire per il meglio. Io soffro a vedere i marciapiedi sporchi perché un cittadino non toglie due erbacce, perché non si ha cura, perché si butta la carta per terra. Vorrei una città piena di fiori, e tanto ci ho investito perché si va fuori, si vedono le cose belle e si cerca di riproporle. Una signora mi ha anche insultato perché avevo fatto mettere tanti fiori gialli e insisteva a chiedere perché. I fiori gialli sono belli, quando farà il sindaco lei li metterà di un altro colore”.
Il rapporto tra cittadini e politici – chiediamo – non sempre è idilliaco, ha avuto molte contestazioni?
“Più che altro – risponde – spesso hanno contestato le decisioni politiche. Qualche anno fa ho fatto un’ordinanza per far lavorare i negozi di sera e non di pomeriggio nei mesi estivi. Si lamentavano che erano vuoti, poi la sera era pieno di gente e tutti chiusi. Mi hanno fatto ricorso al Tar. Ho un pacco di denunce. Ho fatto un’ordinanza per imporre ai proprietari delle abitazioni per tenere puliti i muri dalle scritte dei vandali, anche li mi hanno fatto ricorso, non volevano passare una mano di vernice per mantenere il decoro. Le ordinanze per far suonare i gruppi le hanno sempre contestate. La verità è che non è facile conciliare gli interessi di tutti, chi ha figli giovani vuole che qui si organizzino eventi magari una discoteca all’aperto, per evitare che vadano fuori. Poi apri un locale e arrivano 200 denunce. Sai come si dice, la persona intelligente cerca di convincerti delle sue ragioni, il saggio tace”.
Davvero tante le cose fatte, quindi, e il Sindaco tagli anche i nastri…
“Si ma non mi entusiasmo della parte amministrativa – spiega Bruschini – anche se le inaugurazioni di parchi e servizi fa sempre piacere perché migliorano la vita delle persone. Sono stato sempre più affascinato eppure la gente deve anche camminaredalla parte politica della vicenda che, invece, negli ultimi anni è andata a sparire. La politica rende tutti diversi e questo è importante. Oggi la gente dice :siete tutti uguali, ma non è vero. C’è tanto qualunquismo, ignoranza, ma nella politica c’è anche chi si impegna per fare le cose bene. Qui ad Anzio è stata una battaglia per tutto, nessuno voleva fare neanche i marciapiedi. Poi fai e la gente dice qualunque cosa, che ti fai i marciapiedi per te, le strade per te e gli amici, tutti si prendono i meriti ma sono solo sciocchezze. Da viale Virgilio ho fatto i marciapiedi fino alla piazza, non era mai passato per la testa a nessuno, eppure la gente deve anche camminare”.
Di cose ne ha fatte, ma c’è qualcosa che avrebbe voluto fare e non ha fatto?
“Mi piacerebbe vedere in questa vita l’avvio dei lavori del Porto – spiega – mi sono impegnato davvero al massimo, ma non ci sono riuscito. Anche il privato fa resistenza, abbiamo fatto un accordo con lo Stato e ci siamo ritrovati il privato. Oggi fare le cose è complicato, io avevo in mente un tram che unisce i porti di Anzio e Nettuno, che passi sul mare sotto ai Marinaretti, il progetto già era pronto. Volevo fare anche i pennelli a mare nella zona del molo Pamphili, ho studiato un progetto per farlo finanziare dalla Regione, ma le coop che all’epoca stavano in zona non erano d’accordo. Spesso per l’interesse di pochi si fermano progetti e lavori che sono invece per tutti”.
Nel ’90 Bruschini è diventato per la prima volta sindaco di Anzio. Il Partito socialista di cui faceva parte era al 22% e con un tripartito Dc, Psi, Pri è diventato sindaco socialista eletto a giugno. Il mandato è durato fino al 7 febbraio ’93. “Mi sono dimesso perché uscì la legge sull’elezione diretta del Sindaco – spiega – si poteva immaginare che i socialisti avrebbero fatto l’alleanza con i comunisti e la Dc con i repubblicani non si potevano tenere un sindaco che poi poteva essere un avversario politico. Feci la proposta di Zucchini Sindaco, convocai per l’ultimo giorno utile il consiglio comunale perché all’epoca lo faceva il Sindaco, presentai una proposta per la nomina della giunta e fu votata. Zucchini Sindaco, Paride Tulli e non mi ricordo chi altro assessore. Durò 10 mesi. Poi ci fu Tarisciotti, fino al 1995 e poi si andò a votare con la nuova legge. Non tutti capirono i meccanismi, il centrosinistra era diviso e fu eletto prima Bertolini e poi Matracci. Io mi ero ritirato dalla politica, tante cose erano cambiate e non mi piacevano ho lasciato perdere. Io – spiega – tengo molto ai rapporti personali e alla correttezza, ancora oggi è così, ma non per tutti. Poi sono tornato in campo con Candido De Angelis, nel ’98. Amici socialisti sia in Regione che altrove mi convinsero. Da Roma mi contattarono anche per il Pds, ma a livello locale c’era chi ha fatto resistenza e io sono rimasto a guardare. Poi mi hanno chiamato da Forza Italia. La cosa che univa i socialisti e i forzisti era essere anti comunisti, ma non fu un passaggio facile. Con Forza Italia sono stato il primo degli eletti e capogruppo consiliare per i primi due anni del mandato di De Angelis. Nel 2000 mi sono dimesso perché la Regione mi nominò alla guida dell’Ater di Civitavecchia. Tre anni da commissario poi ho riconcorso da consigliere comunale nel 2003. Sono stato rieletto e fino al 2008 ho fatto il consigliere. Quindi – aggiunge – De Angelis va al Senato e mi sostiene nel centrodestra come sindaco ad Anzio. A 62 anni sono stato eletto per la seconda volta e ho finito a giugno di quest’anno che ne avevo 72″.
E’ stato diverso essere Sindaco con il vecchio sistema e poi eletto direttamente dal popolo?
“Si sente la stessa responsabilità – spiega – ma prima si avevano più poteri, oggi è tutto più burocratico e ingessato, ci hanno tolto la firma dai documenti, la situazione è più complessa. La Finanziaria del 2009 cambiò il mondo nei comuni, con Monti è stato introdotto il patto stabilità, tutti gli equilibri. Si da tanto allo Stato, indietro non torna nulla. E’ cambiata la vita anche con i mutui è diventato impossibile programmare. L’ultimo lo abbiamo preso per completare villa Sarsina. Mi sono trovato in una situazione di sostanziale difficoltà. Far funzionare il comune, sopratutto una realtà complessa come Anzio, è di per se un problema tutti i giorni, mense, scuole, trasporti, l’ordinario è una grande fatica con la cassa e le entrate che devono quadrare. Mantenere i servizi che sono sempre stati ottimi non è semplice, molte spese nel sociale, pochi lo sanno o ci fanno caso. Non si vedono i soldi nel sociale ma sono soldi santi. Poi ci sono stati i problemi di carattere politico per la lite tra Berlusconi e Fini che ha influito anche a livello locale. Gli ultimi anni del primo mandato sono stati una sofferenza, sono arrivato a fine legislatura pelo pelo, sul filo del rasoio. Io non volevo andare avanti, ero deluso da tante cose, atteggiamenti che non mi sono piaciuti. Volevo ritirami definitivamente e proposi De Angelis al mio posto. Finisco la sera con questo accordo, poi è saltato tutto a livello romano e locale. Candido non era stato accettato come nome, per vie delle vicende nazionali. Quindi ho dato la mia disponibilità a continuare e pensavo che De Angelis non si ricandidasse e invece le cose sono andate come sono andate. Devo dirlo, con grande sofferenza da parte mia, non sono abituato alla guerra ma al confronto. La guerra è contro i miei principi. Devo dire che dopo la vittoria, dopo aver lasciato passare il giusto tempo mi sono speso e adoperato negli ultimi anni per ricostruire il centrodestra. E’ stato un pensiero importante”.
Di tanti anni anni di politica attiva – chiediamo – cosa le ha fatto più piacere?
“Di tutta la carriera politica – risponde Bruschini – la cosa di cui è più orgoglioso è la concessione del Porto che sembra una stupidaggine ma viste le traversie e la burocrazia, gli ostacoli, è stato un bel momento. Non è semplice arrivare a questo traguardi, tutti parlano come se fosse facile, col privato c’è sempre un conflitto, loro pensano al Profitto, il comune allo sviluppo, ma speriamo che si riesca ad andare avanti. La cosa più antipatica invece è stato trovarsi sulla stampa nazionale per le presente camorristiche, mi sono dispiaciuto, non si sa dove le hanno viste. Ho sempre fatto politica con grande attenzione, ho fatto attenzione anche con chi prendevo il caffè, perché non si sa mai, questo accanimento da parte di chi aveva mire politiche è stato brutto e disdicevole. Mettere in piazza chiacchiere di ogni tipo per denigrare questa città che non lo merita è qualcosa di pessimo. Sono sempre stato un carattere forte, ho le spalle grandi e sapevo che nulla di quello che dicevano era vero, ma dispiace essere il sindaco di una città che viene considerata a torto, poco raccomandabile. E’ antipatico sentirsi chiedere da figli e nipoti se è vero che ci sono legami con chissà chi e non essere certi che ti credano che gli dici che non è vero. Bisognerebbe stare molto più attenti quando si parla, quando si accusa”.
In questi anni ha costruito anche tanti rapporti umani, relazioni, amicizie…
“Nei rapporti umani – spiega – sono contento di aver insegnato a più di qualcuno a sapersi comportare in politica, a sapersi confrontare, a dare risposte. La politica è uno scontro tra intelligenze e cervelli, ognuno cerca dii convincere l’altro delle sue buone ragioni, serve uno spirito costruttivo per il bene comune. Se si litiga è strano, non ci sono mai le ragioni per litigare, solo per confrontarsi e farsi valere. Ognuno di noi è un mondo a se, ognuno ragione a suo modo, bisogna ascoltare, nel rispetto delle opinioni di tutti, anche le menti e le idee più semplici, vanno ascoltate e rispettate, non siamo tutti scienziati”.
“Ho anche dei rimpianti – conclude Bruschini – abbiamo fatto un progetto per fare una scuola in via delle Bouganville, una scuola bella, sperimentale, siamo arrivati sesti su cinque ammessi al finanziamento, in associazione con l’iter della provincia di Roma, non siamo riusciti a portarla a casa ma il progetto c’è, chissà un domani. Mi è dispiaciuto non essere riuscito ad iniziare i lavori del Porto, l’ho già detto, neanche fosse il mio, ci ho messo molto impegno. Gli interessi di pochi spesso prevalgono su quelli di tutti, con i ricorsi al Tar, gli sgomberi e le lungaggini. Del porto si parla da quando ero ragazzino, spero di riuscire a vederlo. Oggi una cosa che mi rende sereno e felice è il fatto di aver riunito il centrodestra e di averlo portato all’ennesima vittoria per la città. E’ un motivo di orgoglio. Tanti si prendono i meriti, le vittorie hanno mille padri mentre le sconfitte sono tutte orfane. Se le cose non fossero andate bene – conclude – so bene che avrebbero dato tutti la colpa a me. Ma sono andate bene e ne sono orgoglioso e felice. Sono certo – spiega – che la nuova Amministrazione farò benissimo, anche meglio di me. Oggi sono un cittadino comune, guardo gli eventi, con attenzione, è normale siamo ancora troppo vicini, ci vorrà del tempo per ‘disintossicarsi’ dalla politica. Da cittadino ci sono alcune cose che continuerò a controllare, mi riferisco al Porto che voglio seguire voglio che si faccia. Ci abbiamo investito soldi e tempo e questo deve portare un risultato. Non parlo invece di politica. Non voglio influenzare nessuno. De Angelis è in gamba, sapevo che sarebbe stato operativo dal giorno dopo il voto. Fa le sue scelte, rispetto la sua via, sono certa che farà bene, magari sbaglierà anche lui, come tutti, ma fa parte della vita, se vuole un consiglio sono sempre a disposizione”.
Molto abbiamo raccontato e molto di più ci sarebbe ancora da dire ma due cose non possiamo non menzionarle. La prima riguarda le palme di Anzio, bellissime, colpite dal punteruolo rosso. “Avrei investito tutto quello che serviva per salvarle – ha detto Bruschini – erano bellissime e davano ad Anzio un grande tono. Purtroppo, per diversi motivi non è stato possibile. Mi piacerebbe che i cittadini fossero educati al bello e all’amore per la cura della città”. Siamo d’accordo con lui e le palme di Anzio le rimpiangiamo. La seconda riguarda l’onesta in politica.
“Io dico sempre – spiega Bruschini – che l’occasione fa l’uomo ladro… molti puntano il dito contro i politici e dicono sono tutti ladri. Non è vero, la mia vita dopo anni di impegno di primo piano, è specchiata. Ma spesso chi parla e accusa fa il giardinieri, il fruttivendolo, lavora in un negozio o in ufficio. Io chiedo siete tutti onesti perché non avete mai avuto occasione di rubare, ma che sono una persona onesta io lo posso dire davvero, perché in quaranta anni di gestione della cosa pubblica, con mille occasioni e tentazioni davanti a me non ho mai tenuto un comportamento che non fosse più che specchiato. Ho agito sempre nell’interesse della città. L’onesta si vede da questo, dal poter essere scorretti e non esserlo mai”.
In questa lunga carriera poco è comparsa la famiglia di Luciano Bruschini, che pure c’è ed è importantissima. “Nessuno conosce mia moglie – spiega – è una donna di casa, sempre vicina ma non è mai apparsa, tante volte la famiglia ha patito la città, chi critica e fa dispetti, le cattiverie, scritte sui giornali o sentite al supermercato. Mi dispiace del peso che hanno sopportato ma ora – conclude – sono a riposo”.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.