Ha scatenato un putiferio la pubblicazione del progetto di realizzazione di un Bosco urbano nell’area di piazzale Berlinguer a Nettuno. Un Progetto sottoscritto dai consiglieri comunali a 5 stelle di Nettuno su input di Laura Pizzotti e Sara Buonamano, presentato dopo l’incontro tra i consiglieri e gli assessori con i cittadini di Nettuno, in un incontro pubblico in cui sono state illustrate le idee dei cittadini all’Amministrazione comunale. Sulla base delle indicazioni della gente il Comune ha realizzato un progetto con 96 posti auto, indicati come priorità assoluta dai commercianti e dai residenti, verde, spazi di associazione, parco giochi per bambini in sicurezza, abbattimento barriere e ampia zona pedonale che proseguiva da piazza del mercato. Un progetto notevole, realizzato dall’architetto Garzia, che avrebbe già potuto vedere il via e che era pronto da gennaio.
Poi il colpo di genio di alcuni consiglieri, che annullano il lavoro fatto fino a quel momento e chiedono di discutere del… bosco urbano. Dalla democrazia diretta patrimonio del Movimento 5 stelle, almeno a livello ideale (nella pratica è un percorso difficile) ai capricci dei consiglieri che, per i primi 15 mesi di governo Casto hanno prodotto ben poco.
La questione viene prontamente bocciata dalla giunta Casto, dall’Assessore all’Urbanistica Stefano Pompozzi a quello ai Lavori pubblici Guido Fiorillo. Entrambi ieri, sui social, hanno detto la loro sulla vicenda.
“Quando ci fu mostrato il documento di parte dei consiglieri – spiega Pompozzi sui social – tutta la giunta si oppose perché tale soluzione era in contrasto con le proposte fatte dai cittadini nell’incotnro pubblico e con quanto previsto nel programma elettorale. Nessun incontro ci fu chiesto dai consiglieri ed il Sindaco disse che si sarebbe occupato lui della mediazione (!). Il risultato di tutto ciò è che i lavori saranno posticipati a danno dei cittadini e commercianti”. Il Sindaco, in questa mediazione, ha ceduto sul circa 20 posti auto, per dare un contentino ai consiglieri. Ancora più duro Fiorillo.
“Quel documento non aveva alcun fine diverso da una prova di forza – spiega – occorreva dissentire da una bozza progettale che era la sintesi dell’incontro (esperimento di democrazia partecipata) che fu organizzato e a cui presero parte, scientemente . i firmatari di quel documento che erano dieci (se non sbaglio). La verità – sottolinea Fiorillo (e mi smentissero) è che l’esperimento did democrazia partecipata aveva offeso la cosiddetta rappresentanza consiliare e doveva essere ripristinato un equilibrio di potere. La cosa mi venne espressamente detta da una consigliera che affermò: tu non devi chiedere alla città ma a noi”.
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